2015-10-28 11:40:00

Tensione Usa Russia su Siria. Iran partecipa a colloqui


Alta la tensione tra Mosca e Washington sulla Siria. Secondo la Russia un’eventuale operazione di terra statunitense, annunciata oggi dal Pentagono, sarebbe inaccettabile, “una nuova clamorosa violazione del diritto internazionale”. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Zarif, partecipera' ai colloqui internazionali sul futuro della Siria, previsti per questa settimana a Vienna: lo rende noto l'agenzia semiufficiale Isna. Il servizio di Fausta Speranza:

L’incontro nella capitale austriaca è previsto per domani e dopodomani e vedra' partecipare il Segretario di stato Usa John Kerry, il ministro degli Esteri russo Lavorv, diplomatici di vari Stati arabi ed europei e l’Egitto. Il vertice fa seguito a quello di venerdi' scorso a Vienna tra Usa, Russia, Turchia e Arabia Saudita. Ieri il dipartimento di Stato Usa aveva annunciato di aver invitato anche Teheran. Del possibile ruolo dell’Iran per la risoluzione della crisi siriana, abbiamo parlato con l’analista Pejman Abdolmohammadi, docente alla  John Cabot University:

R.  – Sicuramente è un invito che tiene conto della realpolitik, del fatto che l’Iran ha molta influenza in Siria e già i pasdaran da diversi mesi sono sul luogo. E anche se la Russia sta attaccando, via aerea, i pasdaran operano in terra. Quindi è molto importante coinvolgere l’Iran anche perché l’Iran ha degli interessi strategici, cioè che Assad al momento non cada e che si riesca a resistere alla espansione dell’Is, che è una cosa molto importante.

D. – Dobbiamo pensare che questo invito è stato possibile anche per l’accordo sul nucleare?

R. – Sicuramente sì, la distensione che si è creata tra Teheran e Washington porta anche a questa apertura che potrebbe contribuire a qualche piccola, breve collaborazione regionale, come già è avvenuto per l’Afghanistan tra l’Iran e gli Stati Uniti. Quindi, io vedo un’apertura di breve periodo, ben definita e impacchettata, non una cosa di lungo periodo.

D.  – La reazione possibile di Israele a questo coinvolgimento?

R.  – La reazione di Israele e dell’Arabia Saudita, che sono i competitor naturali dell’Iran nella regione, di certo sarà una reazione, come alcune precedenti, a mio avviso, negativa. Infatti, questa apertura dell’Obama doctrine nei confronti di Teheran non piace all’amministrazione israeliana, ma tutto questo chiaramente è una questione di breve periodo perché dobbiamo vedere cosa succede a Washington il prossimo anno e dopo Obama tante cose potrebbero cambiare.

L’accordo sul nucleare iraniano, raggiunto a luglio scorso, resta dunque un presupposto importante per altri sviluppi. Quali prospettive si possano immaginare a breve termine, nelle parole di Nicola Pedde, direttore di Institute for Global Studies, (IGS):

R. – L’Accordo apre, in prima battuta, alle relazioni tra Europa e Iran. Sarà più lento il processo di apertura con gli Stati Uniti, soprattutto in virtù di una serie di problemi che ancora impediscono, sia da un punto di vista legale che da un punto di vista politico, una completa ripresa dei rapporti tra i due Paesi. Soprattutto insistono come problemi i retaggi di quelli che sono ancora, dopo 36 anni, i problemi della percezione reciproca, e il problema di trasferire quest’ultima alle rispettive opinioni pubbliche. Quindi, sostanzialmente, a manifestare all’interno del proprio consesso nazionale l’idea che il grande nemico di un tempo sia in realtà diventato un amico.

D. – Queste difficoltà ci fanno capire come sia stato un successo arrivare a questo Accordo…

R. – È stato sicuramente un grande successo, in prima battuta un grande successo della diplomazia iraniana e di quella americana. Gli europei hanno giocato un ruolo, forse meno significativo di quanto piace dire a noi in Europa, ma indubbiamente la diplomazia ha giocato un enorme ruolo. Adesso questo ruolo deve passare alla politica, e quindi alla costruzione di qualcosa di più solido e soprattutto di lungo periodo.

D. – Quale può essere il ruolo dell’economia? A volte fa da grimaldello….

R. – Sicuramente sarà l’elemento trainante di questo Accordo. Dare speranza e dare vigore alla dimensione economica rinforzerà la dimensione politica dell’Accordo. Lo renderà di fatto irreversibile di fronte a qualsiasi forma di possibile, potenziale ostacolo all’interno di ognuno dei singoli Paesi coinvolti.

D. – E' pensabile aspettarsi a breve degli sviluppi, per esempio, per il commercio del petrolio iraniano?

R. – Credo che l’Accordo debba prima partire nel concreto: entrerà ufficialmente in vigore a dicembre. Poi, credo che, considerando che in Iran ci saranno le elezioni parlamentari a febbraio, dovremo aspettare anche queste ultime prima di poter vedere significativi cambiamenti, soprattutto nell’offerta contrattuale da parte dell’Iran. Si dovrà aspettare prima di vedere più appetibile il mercato iraniano in termini contrattuali, e soprattutto in una fase in cui i prezzi del petrolio sono talmente bassi da non favorire il proliferare degli investimenti. 

Gli analisti concordano sul fatto che l’economia sarà elemento trainante. Dare speranza e dare vigore alla dimensione economica rinforzerà la dimensione politica dell’Accordo. Ma è anche vero che all’orizzonte ci sono variabili da considerare: a inizio 2016 le elezioni in Iran e poi in autunno il voto presidenziale negli Stati Uniti.








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