2015-10-28 13:39:00

Religions for Peace: “Accogliersi l’un l’altro, senza paura"


“Accogliersi l’un l’altro, dalla paura alla fiducia” è l’invito attorno al quale si sviluppano i valori affrontati da "Religions for peace" nel Convegno europeo che l’organizzazione internazionale tiene fino al primo novembre nei locali di Castel Gandolfo. Il raduno è l’occasione per fare il punto sulla globalizzazione, l’islamofobia, la xenofobia, l’estremizzazione dell’individualismo vissuto nel timore di perdere la propria identità a favore dell’”altro” giudicato “diverso”. Luigi De Salvia, segretario generale di "Religions for peace", spiega al microfono di Francesca Di Folco come queste tematiche, e in particolare quella relativa all’immigrazione, possano essere occasioni di apertura e dialogo tra religioni diverse e influire sulla vita d’ognuno:

R. – Tutte queste sono la manifestazione della fragilità che stiamo vivendo come modernità occidentale in particolare. Non dimenticherei che stiamo affrontando la delusione rispetto a tutte le grandi promesse di positivismi, della tecnoscenza, e altre che hanno dato molto ma che hanno tolto un orizzonte importante. Quindi, questo chiudersi, questa paura verso ogni nuova sfida, piccola o grande che sia, accomuna quei vari fenomeni di difficoltà alla disponibilità all’incontro con gli altri, soprattutto rispetto alle situazioni più drammatiche che premono alle nostre porte, come quello dell’immigrazione forzata dovuta a situazioni insostenibili provocate da guerre o da situazioni fortemente ostacolanti per una vita che possa avere quel minimo di vivibilità.

D. – Il Convegno sarà l’occasione per interrogarsi su quale approccio spirituale si possa adottare nelle famiglie presso le comunità, le società, per favorire il confronto fra credenti e non credenti…

R. – Certo, lo scopo è proprio questo, interrogarci a fondo. Quindi, anziché puntarsi il dito verso queste chiusure, su questa difficoltà ad accogliere, invece capire quali sono le fragilità più profonde che vengono da lontano e che sono anche il segno di una mancanza di vita spirituale. Quindi, le comunità religiose insieme possono dare questo contributo, dare un senso alla necessità del recupero dell’umano per sapersi trovare, riconoscere come famiglia umana.

D. – Che ruolo possono e devono avere le religioni a sostegno delle vittime della povertà, delle violenze, dei conflitti, alla luce dei recenti flussi migratori?

R. – Per tutte le religioni, la vita non è banale: è qualcosa di sacro, di misterioso e di importante. Questo riguarda ogni vita, ogni esistenza. Da qui si muove questo impegno, questa disponibilità, questo senso di responsabilità ad accogliere. Questo lo condividono e questo le può spingere a operare insieme, concretamente su tutti questi piani.

D. – Uno dei momenti focali ruoterà intorno ai temi della liberà di espressione, vero asso portante per poter instaurare dialoghi costruttivi ispirati a valori autentici…

R. – Certo, il tema della liberà di coscienza, di pensiero, religiosa è proprio il test di quanto sia rispettata la dignità umana. Quindi, è proprio intorno a questo che ruota la possibilità di incontrarsi, di parlarsi con sincerità, con verità, senza demonizzarci a vicenda e senza il bisogno di dover idealizzare l’altro.








All the contents on this site are copyrighted ©.