2015-10-31 13:36:00

Save the Children: in due mesi 80 bimbi scomparsi nell'Egeo


Nel dramma senza fine legato all’immigrazione, tra mercoledì scorso ed oggi, le onde del Mar Egeo hanno restituito alle coste greche i corpi di 42 adulti e 27 bambini. Dalla morte del piccolo Aylan Kurdi, due mesi fa, la cui immagine del corpicino sulla spiaggia turca di Bodroum fece il giro del mondo, Save the Children denuncia che sono ben 80 i bambini annegati durante le traversate. Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa della Ong ne ha parlato al microfono di Francesca Di Folco:

R. – Due mesi fa tutto il mondo si è commosso di fronte alle immagini del piccolo Aylan che aveva perso la vita su questa rotta. A due mesi di distanza, questa tragedia continua a ripetersi, e l’arrivo dell’inverno rende la situazione ancora più critica. C'è assolutamente bisogno di un intervento più forte a livello internazionale per scongiurare il ripetersi di queste tragedie.

D. – Per chi riesce a raggiungere incolume le coste c’è comunque “un’emergenza nell’emergenza”: dovrà fronteggiare il problema freddo, non ci sono ripari o cibo a sufficienza…

R. – Noi come “Save the Children” siamo presenti in Grecia, dove cerchiamo di contribuire all'organizzazione dei soccorsi. C’è da dire che la Grecia ha avuto un flusso straordinario di arrivi quest'anno: sono già mezzo milione le persone e i profughi accolti in una realtà che fino allo scorso anno era del tutto impreparata a questo flusso. Quindi, oggi come oggi, anche una volta arrivati in Grecia, questi bambini corrono il rischio di ipotermia perché comincia a fare molto freddo. Hanno difficoltà a ricevere anche gli aiuti primari, quelli fondamentali. Certamente è difficile garantire a tutti i bambini, con un flusso di 800 arrivi al giorno, quella sicurezza che è indispensabile anche una volta che si è arrivati in Europa.

D. – Un’altra crisi riguarda i moltissimi casi di minori non accompagnati: cosa fare per proteggerli?

R. – Noi in Italia abbiamo avuto, e abbiamo, moltissimi minori non accompagnati: minori che fanno il viaggio e arrivano nel nostro Paese senza figure adulte di riferimento. Sono i più vulnerabili – spesso sono adolescenti – si sono indebitati per affrontare un viaggio molto difficile e duro. Quando arrivano in Europa hanno un assoluto bisogno di protezione. Noi, come “Save the Children”, abbiamo chiesto all'Italia  una nuova legge sul sistema di accoglienza e protezione, e lo stesso abbiamo fatto a livello europeo. Perché questi ragazzi, poco più che bambini talvolta, che affrontano un viaggio del genere da soli, rischiano una volta giunti in Europa di finire nelle mani dei trafficanti e degli sfruttatori. Quindi è indispensabile avere delle procedure che vanno dall’identificazione all’accoglienza, alla possibilità anche di raggiungere in sicurezza il Paese dove si hanno parenti o familiari. Ancora oggi, purtroppo, una gran parte di questi ragazzi si rende irreperibile e quindi chiaramente preoccupa il fatto che possano facilmente finire in circuiti di sfruttamento.

D. – Le stime parlano chiaro: tra i richiedenti diritto di asilo in Europa, una persona su quattro è un bambino…

R. – Sì, dobbiamo ricordare che interi nuclei familiari si spostano e lasciano il loro Paese costretti dalla guerra e dalle persecuzioni: tra questi ci sono bambini molto piccoli, bambini che nascono anche durante la traversata, perché le famiglie affrontano questi rischi perché ciò che si lasciano alle spalle è ancora più grave e tragico rispetto ai pericoli che pure correranno. Non si tratta di persone che scelgono di partire, ma di persone costrette alla fuga. E di conseguenza i bambini, in queste condizioni, sono sicuramente le prime vittime. Abbiamo bisogno di un’Europa che prenda consapevolezza di tutto questo e che sappia che questi flussi non possono essere gestiti con i muri, con altre chiusure! Bisogna recuperare lo spirito e l’identità europea: che sia un’identità di terra di asilo per persone che fuggono da conflitti e persecuzioni.








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