2015-11-02 13:33:00

Il Papa e la Porta Santa a Bangui: la speranza della Chiesa


La preoccupazione per i disordini degli ultimi giorni in zone della capitale del Centrafrica ma soprattutto l’intenzione di aprire il 29 novembre la "porta Santa" nella cattedrale di Bangui: ieri le parole di Papa Francesco all’Angelus hanno suscitato gioia e speranza nel Paese che rappresenta una delle tre tappe del suo imminente viaggio in Africa. Fausta Speranza ha intervistato il nunzio apostolico nella Repubblica Centrafricana, mons. Franco Coppola:

R. – Sono giorni molto difficili per la capitale. I disordini sono limitati a due, tre quartieri della capitale: non sono diffusi nel Paese né a tutta la città, però sono disordini che stanno facendo molti danni e hanno fatto sì che diverse migliaia di famiglie abbiano dovuto abbandonare le loro case. Queste milizie stanno sistematicamente incendiando e saccheggiando le case di tante persone, quindi si sta creando tanta sofferenza tra la popolazione civile tranquilla, che non ha proprio nulla a che fare con il conflitto in corso.

D. – Per tutto questo la grande preoccupazione di Papa Francesco, che si unisce alla speranza di essere lì e di aprire la Porta Santa a Banguì?

R. – Certo. Credo che la preoccupazione del Papa fosse soprattutto quella di esprimere la solidarietà e, al tempo stesso, la preoccupazione per le famiglie che si vedono ridotte in queste condizioni, quindi anche in grave pericolo di vita. Così ha fatto eco e ha dato voce alla situazione – ripeto – di migliaia di persone nella capitale, che si sentono esposte ad una violenza davanti alla quale non hanno difesa né protezione. Al tempo stesso, ha voluto far arrivare il suo incoraggiamento alla parrocchia Nostra Signora di Fatima, che è rimasta come un’isola: è protetta dalla forze dei Caschi Blu e soltanto lì ormai sono rimasti tre sacerdoti, un seminarista e alcune centinaia, quasi 700, sfollati che si sono rifugiati nei locali della parrocchia. Tutto intorno, invece, è quasi deserto: nel quartiere ci sono queste bande che saccheggiano e incendiano le case. Quindi il Papa voleva incoraggiare queste persone che sono rimaste nella parrocchia, far sentire la sua vicinanza, e al tempo stesso annunciare questo evento straordinario: il fatto di dare ai centrafricani un’opportunità. È quasi una missione particolare quella di aprire il Giubileo della Misericordia, e quindi di farsi testimoni di questa misericordia e di questa riconciliazione, innanzitutto tra di loro. È stata una bella sorpresa, un regalo particolare che qui, l’arcivescovo e tutta la Chiesa, hanno accolto con grande gioia. È un grande privilegio quello che il Papa ha deciso di riservare alla Chiesa centrafricana in questa occasione.

D. – Indubbiamente è un dono, e anche la responsabilità poi di tenere “aperta” questa Porta Santa…

R. – Certo, certo! Infatti, proprio per questo, subito dopo la cerimonia dell’apertura e la Messa che seguirà, si sta organizzando una veglia penitenziale che serva per far entrare tutti gli abitanti di Banguì, tutti quelli che verranno per la visita, in uno spirito penitenziale, di conversione; per entrare nella Porta Santa, per ottenere l’indulgenza del Giubileo, ma soprattutto per poter ottenere la grazia dello spirito di riconciliazione e dello spirito di misericordia, che è fondamentale perché questo Paese possa recuperare la pace.








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