“Sì, la Chiesa sceglie la tenerezza e la misericordia della madre per accompagnare i suoi figli”. Così mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza episcopale francese ha parlato del Sinodo sulla famiglia aprendo questa mattina a Lourdes - riferisce l'agenzia Sir - l’Assemblea plenaria che riunirà fino all’8 novembre 118 vescovi.
Le conclusioni del Sinodo sulla famiglia
“Il Sinodo - ha detto mons. Pontier - ha parlato delle ferite che segnano la vita
dei nostri contemporanei in tutto il mondo. Ha elogiato la fedeltà di molte coppie
che sono i primi messaggeri del Vangelo della famiglia. Il documento finale, votato
da più di due terzi dei voti, è stato consegnato al Santo Padre, al quale spetta il
compito, per il suo ministero, di chiarire l‘uso e l‘eventuale traduzione in norme”
di quanto emerso durante i lavori sinodali. Nel corso del Sinodo i vescovi si sono
più volte confrontati con il dramma vissuto dalle famiglie colpite da guerre atroci
e condizioni di vita impossibili, condannate “all’esilio, ad una pazienza eroica,
a rifugiarsi in Paesi vicini e più sicuri”.
Il dramma dei profughi in fuga dalle zone di guerra
A parlare ai vescovi francesi dell’emergenza profughi e rifugiati in Europa saranno
il card. Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che farà il punto su Lampedusa mentre
mons. Jaeger, vescovo di Arras parlerà della situazione dei migranti a Calais. Da
parte sua mons. Pontier ha invitato a guardare alla “storia” dei Paesi europei che
si sono costruiti anche grazie alla “ricchezza” portata dai migranti.
Cop21: non siamo proprietari della terra ma gestori
La Francia guarda con grande attesa alla Conferenza internazionale delle Nazioni
Unite sul clima che comincerà a fine mese a Parigi. Le Chiese e le organizzazioni
non governative, sulla scia anche di quanto ha scritto Papa Francesco nella lettera
enciclica Laudato si’, ritengono che la riuscita di Cop 21 non debba ridursi alla
decisione degli Stati di ridurre il riscaldamento climatico. Si tratta di uno sforzo
che chiama in causa tutti ed invita a ricercare modelli di sviluppo alternativi e
nuovi stili di vita “nel rispetto della creazione e in preparazione di un mondo più
giusto”. Perché - fa notare mons. Pontier - “troppo spesso gli uomini si comportano
come proprietari della terra e non come gestori che hanno ricevuto l’impegno e l’incarico
di proteggere un bene comune che appartiene a tutti gli uomini e a tutte le generazioni”.
(R.P.)
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