2015-11-03 13:04:00

Cimitero dei migranti. Mons. Nunnari: la preghiera unisce tutti


La Regione Calabria e il Ministero dell'Interno si sono interessati al progetto approvato recentemente dal Comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, riguardante la realizzazione di un cimitero internazionale riservato ai migranti morti nel Mediterraneo. L'iniziativa, nata da un'idea di Franco Corbelli, cittadino calabrese, presidente del movimento "Diritti Civili", ha ricevuto un incoraggiamento anche da mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano. Le sue parole al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Il calabrese avrà anche i suoi limiti, ma è un popolo ospitale. E Corbelli, che è figlio di questa terra, e che sta facendo altre battaglie per i diritti civili molto opportune, con questa iniziativa è in linea con quella che è la nostra caratteristica e il valore che portiamo dentro, quello dell’ospitalità non solo per i vivi e comunque per quanti vivono la tragedia di essere lontani dalla propria terra, perché trovino questa accoglienza anche in quel luogo sacro che è il cimitero. L’iniziativa è meravigliosa. Si sentono già figli di questa terra, non solo perché la Calabria è terra che accoglie i migranti, la gente che viene da lontano, ma perché qui hanno uno spazio. Io ricordo, quando ero parroco a Reggio che a volte, quando moriva un musulmano, c’era la celebrazione e poi la tragedia: l’allontanamento dalla propria famiglia in questa nostra terra, perché fosse portato nella propria terra di origine. Questa iniziativa fa sentire ancora di più quella caratteristica dell’ospitalità, ma anche della vicinanza: il cimitero è il luogo che unisce tutti. Ricordiamo quando Sant’Agostino scriveva che tutto quello che facciamo per i morti sono “solatia vivorum”, consolazione per i vivi, ma soprattutto, prima ancora, educazione alla vita. Al cimitero si impara a vivere.

D. – Un’iniziativa che mette insieme due valori così importanti: l’accoglienza di chi è lontano, del sofferente, dell’immigrato in questo caso, e anche la commemorazione, la preghiera per i defunti…

R. – Sì, certamente, quella preghiera che unisce tutti, anche le nostre sorelle e i nostri fratelli che vengono da lontano. Facevo questa riflessione: qui ancora ci sono spazi riservati per l’uno o per l’altro, ma la nostra pace è nei Cieli dove saremo tutti uniti. Questo è bello: camminare nei corridoi dei nostri cimiteri e trovare gli ebrei, il cimitero dei musulmani… tutti. Nel traguardo finale saremo tutti insieme nella Casa del Padre. Qui ancora, per quanto riguarda il rispetto dei morti, ci sono delle divisioni culturali, religiose, ma la patria è nei Cieli. Quindi, saper stare già qui assieme, accanto a questi fratelli... Io me lo auguro e sarò uno dei primi che andrò a visitare questo cimitero e a portare la preghiera, fermandomi dove dei fratelli e delle sorelle hanno trovato forse non molta accoglienza nella nostra terra, in Italia, ovunque, dove ci sono ancora  riserve mentali, e purtroppo anche dei cristiani. E’ bello, però, pensare che siamo tutti insieme, forse a distanza di un chilometro tra un cimitero e l’altro, ma tutti assieme perché tutti siamo figli di Dio.








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