“La costruzione di società inclusive esige come sua condizione una comprensione inclusiva della persona umana”: da qui si è mossa la riflessione del card. Vinko Pulijc, arcivescovo di Sarajevo, all’incontro del Consiglio d’Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale, che si è concluso ieri nella capitale bosniaca.
La cittadinanza democratica dove ciascuno è valorizzato per quello che
è
“Una persona può sentirsi veramente accolta nel contesto sociale in cui vive solo
quando essa è riconosciuta e accettata in tutte le dimensioni che costituiscono la
sua identità, compresa la dimensione religiosa”, ha spiegato il cardinale intervenendo
sul tema dell’incontro “Costruire insieme società inclusive: il ruolo delle religioni
e delle convinzioni non religiose nella prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo
violento”. Un’integrazione che “metta tra parentesi” alcuni aspetti dell’identità
personale è “fragile” e porta a un “senso di esclusione e di frustrazione”, ha argomentato
il cardinale. Neppure la “cittadinanza democratica” si costruisce convergendo “su
principi astratti, dimenticando le reciproche identità”, bensì attraverso “relazioni
in cui ciascuno è valorizzato per quello che è”.
La libertà religiosa è garanzia di vero dialogo interculturale
Secondo Pulijc, il pieno rispetto della “libertà religiosa” anche in un contesto secolarizzato
e “multipolare” è garanzia “di un vero dialogo interculturale”. Per contro, le religioni
possono “offrire un contributo specifico al progresso della cultura dei diritti umani”.
(R.P.)
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