2015-11-08 09:00:00

Progetto "Freedom of moving", domotica a servizio della disabilità


Aiuta le persone con disabilità a superare le barriere architettoniche e a facilitare la loro quotidianità: è la casa "hi-tech", totalmente accessibile e dotata di innovazioni tecnologiche. Fa parte del progetto “Freedom of Moving”,  ideato dall’imprenditore Dario Rolfi, al quale Maria Cristina Montagnaro ha chiesto come sia strutturata questa casa per persone diversamente abiliti:

R. – La casa è sotto progetto e di conseguenza, quindi, in "working progress". E’ chiaro che la casa sarà – immaginandocela – una casa a cubo, un po’ come quelle case che adesso vanno tanto di moda fra gli architetti internazionali, quindi una casa non di tradizione italiana, ma un po’ più, diciamo, "californiana". Un cubo completamente vetrato, una parete molto grande vetrata, divisa semplicemente in due zone: una zona giorno e una zona notte. La zona notte non sarà la tipica zona notte nella quale una persona va solo a dormire, ma sarà una zona notte in cui la persona disabile potrà anche avere il proprio ufficio, la propria sala di massaggi, la propria sala di riabilitazione, perché solitamente vediamo che questa zona è quella un po’ più sfruttata.

D. – Dove si progetterà?

R. – La progetteremo nella nostra azienda. Abbiamo contattato una serie di esperti, che stanno già mettendo le basi per questo progetto. Abbiamo ascoltato, sì, gli esperti, ma anche i genitori, perché le più grandi innovazioni che noi abbiamo fatto nel nostro settore – nel trasporto, in questo caso – le abbiamo fatte ascoltando le mamme dei bambini disabili…

D. – Quali sono le difficoltà più comuni che incontrano nella loro vita quotidiana?

R. – Non si ricordano con dispiacere o con tanto dispiacere le operazioni che hanno subito o il dolore o la sala operatoria, ma si ricordano tutti della difficoltà di poter perdere la loro privacy e andare in bagno… E’ un progetto che sta maturando e che permette di avere dei denominatori minimi da cui partire, ma anche riuscire fare una casa che possa essere vivibile da un punto di vista anche psicologico. Pensiamo che una persona costretta in casa per gran parte del proprio tempo debba avere anche degli spazi che, dal punto di vista psicologico, la facciano sentire come se fosse all’esterno.

D. – Ci può fare qualche esempio?

R. – Avere degli spazi interni che non abbiano pareti o che abbiano meno pareti possibili e che la stanza possa diventare una stanza in cui dal letto si possa andare in bagno, ma senza dover per forza passare cinque porte. E all’interno, vorremmo mettere molte piante.

D. – Quanto conta la tecnologia nel semplificare la vita delle persone con disabilità?

R. – All’interno di una casa domotica, ci può essere sicuramente qualcosa che possa far sì che una persona con limitata funzionalità possa con il proprio smartphone comandare gran parte della casa, ad esempio, nell’accensione e nello spegnimento delle luci e soprattutto nel modificare quelle che sono le misure standard del letto, del tavolo della cucina, che per forza devono subire delle variazioni nel senso della propria altezza. Qual è il problema che esiste oggi? Una persona può acquistare un veicolo, anche il miglior veicolo che possa esistere, ma il veicolo difficilmente entra in garage. Una volta entrato in garage, la carrozzella, con difficoltà, sale le scale. Poi, bisogna cambiare un servoscale che consenta alla persona di entrare nel proprio bagno, dal proprio bagno nella propria camera da letto…








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