2015-11-09 13:22:00

Italia. Nuovi equilibri politici in vista delle amministrative


"L'Italia non è fatta da chi sa solo urlare, basta con chi vuole bloccare il Paese: noi rimettiamo l'Italia al suo posto nel mondo”. Le affermazioni odierne da Riad del premier Renzi arrivano dopo un intenso fine settimana per la politica. Sabato la nascita di “Sinistra Italiana” dove sono confluiti Sel ed ex Pd, ieri invece a Bologna il lancio del centrodestra a guida leghista con Salvini, Berlusconi e Giorgia Meloni. Su queste nuove formazioni Paolo Ondarza ha sentito il politologo Alberto Lo Presti, docente all’Università Sophia di Loppiano:

R. – C’è stata una piccola scissione a sinistra e un tentativo di unificazione a destra. Entrambe sono iniziative velleitarie: quella del centrodestra, perché se l’Italicum sarà la legge elettorale con cui andremo a votare, allora siccome il premio di maggioranza andrebbe a chi riesce a presentare una lista unica, pensare che una lista unica possa essere quella messa insieme da Salvini, da Berlusoni e dalla Meloni è – appunto – assai improbabile. Tra l’altro, negli slogan del centrodestra di ieri, a Bologna, non c’era alcun programma di governo: c’erano però un generale orientamento a ritenersi alternativi a Renzi. Per quello che riguarda, invece, la sinistra, siamo di fronte all’ennesima prova di incapacità di essere forza sistemica di un certo modo di intendere la sinistra. Se andiamo a contare tutte le volte che la sinistra arrivata al governo ha prodotto una scissione perché governare significa prendersi la responsabilità di certe politiche, noi osserviamo appunto che i partiti che si sono frazionati sono numerosi. Cos’è che accomuna le due iniziative? L’antieuropeismo e anche una certa incapacità di guardare all’avvenire, al futuro.

D. – Dunque due estremizzazioni delle due parti che corrispondono anche a un reale mutamento nell’elettorato? 

R. – In questo senso, io vedo Salvini come frutto di una politica che in Europa ha in Le Pen il suo simbolo fondamentale e Fassina come un’idea del modello Tsipras, che pure è fallito in Grecia e sta cercando di propagarsi in una corrente comune europea. E questo è già contraddittorio, perché nel momento in cui criticano un’Europa che vedono amministrativa, burocratica, incapace di risolvere i problemi, poi però fanno parte in realtà di prospettive che solo a livello europeo hanno senso e trovano significato.

D. – Si rafforza la posizione centrista di Renzi?

R. – La posizione centrista non è solo di Renzi. Questo vociferato “Partito della Nazione”, che tanti citano e di cui ancora non abbiamo sembianze precise che ci consentano qualche giudizio, è comunque qualcosa in più di un semplice escamotage per attirare l’attenzione. C’è un bisogno di centro; la gran parte dell’elettorato italiano è ancora moderato; la fisionomia che acquisterà sarà tutta da vedere. Una cosa è sicura: comunque si voglia giudicare il governo Renzi, questo sta adottando misure che sono liberali. Bisogna osservare che Renzi non è alternativo né a Berlusoni né a Fassina; ma è post-berlusconiano ed è post-ideologia. Nel bene o nel male, si può essere d’accordo o meno, comunque sta segnando un’iniziativa nuova.

D. – Primo banco di prova saranno le prossime amministrative: si può azzardare da adesso qualche previsione?

R. – Credo che dovremmo leggere quello che è successo ieri a Bologna proprio in ordine alle amministrative. La Meloni dal palco ha richiamato tutti con un appuntamento a Roma per gennaio: dovrebbe essere una sorta di investitura perché tutti i voti del centrodestra – giustamente e legittimamente – lei desidererebbe potessero convergere sulla propria candidatura. Credo che la prossima tornata delle amministrative ci spiegherà molto su come sarà la politica italiana nei prossimi anni.








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