2015-11-09 18:50:00

Svolta in Myanmar con la netta vittoria di Aung San Suu Kyi


Si scrive una nuova pagina nella storia del Myanmar. Le elezioni legislative di ieri consegnano il Paese alla Lega Nazionale per la democrazia, il partito del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. La Cina si è detta al fianco del nuovo corso, gli Stati Uniti chiedono una transizione democratica alla Giunta militare mentre l’Unione Europea parla di un passaggio storico. Benedetta Capelli:

L’acqua che ha bagnato la capitale birmana Rangoon interrompe la festa dei sostenitori di Aung San Suu Kyi. Strade allagate, internet e telefoni saltati a causa di un black out: sono anche questi i problemi che la Lega Nazionale per la Democrazia, trionfante nelle elezioni di ieri, con oltre il 70% dei seggi conquistati, dovrà affrontare. La Giunta militare, al potere da decenni, ha ammesso la sconfitta ma per la Costituzione resta immutata la sua influenza, ha infatti diritto ad un quarto dei seggi. I numeri invece potrebbero aiutare San Suu Kyi che, a causa di una norma “ad personam” voluta dai militari, non potrà diventare presidente: ha avuto un marito straniero e ha due figli britannici. Tutto però potrà cambiare. I prossimi mesi saranno decisivi, saranno importante le trattative con la Giunta che negli ultimi anni, a fronte di una crisi economica grave e dopo le sanzioni internazionali che avevano costretto il Paese all’isolamento, avevano favorito importanti aperture. Gli Stati Uniti subito hanno fatto appello per una transizione democratica e “credibile”, la Cina che ha sempre avuto buone relazioni con San Suu Kyi, si è detta pronta a sostenere il nuovo corso. L’Unione Europea, riferendosi alle elezioni, ha parlato di “pietra miliare lungo la strada della democrazia”. Filippo Fasulo, ricercatore dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale,  intervistato da Elvira Ragosta:

“L’attuale Presidente Thein Sein che rappresenta i militari, in passato molto avversato dagli americani, in realtà ha portato un avvicinamento agli statunitensi. Il gioco delle alleanze quindi sulla Birmania al momento è piuttosto controverso con l’attuale presidente più vicino agli Stati Uniti che alla Cina e Aung San Suu Kyi che mantiene buone relazioni sia con Xi Jinping che con Obama”.

 








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