2015-11-10 15:30:00

Spagna: la Catalogna avvia il processo di indipendenza


In Spagna, torna in evidenza la questione dell’indipendenza della Catalogna. Il governo locale di Barcellona ha ieri dato il via al processo di secessione da Madrid. Un atto eclatante, al quale il governo centrale ha dato immediata risposta. Ce ne parla Giancarlo La Vella:

E’ diventata quasi una battaglia personale quella del presidente catalano uscente, Artur Mas: staccarsi da Madrid e fare della Catalogna uno Stato indipendente e repubblicano. Ma si tratta di una decisione che lo stesso parlamento di Barcellona ha adottato, evidenziando una profonda divisione. Dopo mesi di discussioni, ieri in 72 hanno votato a favore della mozione separatista, ma ben 63 si sono dichiarati contrari. In vista di questo obiettivo, Mas ha chiesto al parlamento di Barcellona di essere rieletto per una fase costituente di 18 mesi, per costruire il futuro Stato catalano. Mas ha anche attaccato il governo del premier di Madrid, Mariano Rajoy, tacciandolo di imperialismo. Lo stesso Rajoy ha avviato le contromisure: mercoledì prossimo Consiglio dei ministri straordinario, con ricorso alla Corte costituzionale. La mozione, per Madrid, è anticostituzionale e non ha alcun valore.

Sulle ripercussioni che quest’iniziativa potrà avere in Spagna e in Europa, Giancarlo La Vella ha intervistato Claudio Venza, docente di Storia della Spagna all’Università di Trieste:

R. – Qualche effetto, anche abbastanza consistente, lo dovrebbe avere. Ci sono almeno una dozzina di pressioni per ottenere l’indipendenza di diverse regioni che oggi appartengono a Stati nei quali si riconoscono fino a un certo punto. Forse, il caso più simile è la riapertura del processo indipendentista in Scozia. Ma anche nella stessa Spagna, non dobbiamo dimenticare tutta la lunga storia di istanze autonomiste e indipendentiste dei Paesi Baschi e il fatto che negli ultimi decenni si sia sviluppato anche un movimento autonomista abbastanza forte nella Galizia. Anche in Andalusia ci sono forze che spingono per un processo, il cui sbocco sarebbe proprio l’indipendenza.

D. – C’è un rischio di escalation di tensione tra Madrid e Barcellona?

R. – Al momento attuale, il governo Rajoy si oppone in una forma decisa: ha anche raggiunto, tra l’altro, un sostanziale l’accordo con il Partito socialista, contrario all'indipendenza catalana. Però, non ha raggiunto alcun accordo con “Podemos”, il nuovo movimento che guarda invece piuttosto con favore a un processo indipendentista della regione di Barcellona. Il governo Rajoy però ha diversi strumenti da utilizzare e i mezzi di pressione non gli mancano.

D. – La Costituzione spagnola consente l’avvio di un processo autonomo di secessione: ad esempio, in un possibile referendum consultivo non dovrebbe pronunciarsi tutta la popolazione spagnola?

R. – Su questo punto va considerata la Costituzione spagnola, che è quella del 1978, quindi dopo la fine del franchismo: nel giro di una decina o di una quindicina di anni si sono create una ventina di regioni abbastanza autonome, delle quali alcune - come la Catalogna - più autonoma delle altre. Questo è previsto dalla Costituzione, cioè questa autonomia regionale più o meno ampia, ma certamente un processo di secessione non è coerente con la Costituzione spagnola, che non si chiama spagnola a caso. Essa riguarda tutta la Spagna, che dovrebbe restare unita anche se con l’accettazione di alcune differenziazioni locali.








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