I fedeli laici non sono membri di “second’ordine”, al servizio della gerarchia e semplici esecutori di ordini dall’alto, ma come discepoli di Cristo sono chiamati ad animare ogni ambiente secondo lo spirito del Vangelo: è quanto afferma Papa Francesco in un Messaggio in occasione della Giornata di studio organizzata dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema Vocazione e missione dei laici. A cinquant’anni dal Decreto conciliare “Apostolicam actuositatem”. Il servizio di Sergio Centofanti:
Fedeli laici non sono membri di second'ordine
Il Concilio Vaticano II – afferma Papa Francesco –
è stato un “evento straordinario di grazia” che “tra i suoi molteplici frutti” ha
portato anche “ad un modo nuovo di guardare alla vocazione e alla missione dei laici
nella Chiesa e nel mondo”. I documenti del Concilio considerano, infatti, “i fedeli
laici entro una visione d’insieme del Popolo di Dio, a cui essi appartengono assieme
ai membri dell’ordine sacro e ai religiosi, e nel quale partecipano, nel modo loro
proprio, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo stesso. Il Concilio,
dunque – sottolinea Francesco - non guarda ai laici come se fossero membri di ‘second’ordine’,
al servizio della gerarchia e semplici esecutori di ordini dall’alto, ma come discepoli
di Cristo che, in forza del loro Battesimo e del loro naturale inserimento ‘nel mondo’,
sono chiamati ad animare ogni ambiente, ogni attività, ogni relazione umana secondo
lo spirito del Vangelo, portando la luce, la speranza, la carità ricevuta da Cristo
in quei luoghi che, altrimenti, resterebbero estranei all’azione di Dio e abbandonati
alla miseria della condizione umana. Nessuno meglio di loro può svolgere il compito
essenziale di «iscrivere la legge divina nella vita della città terrena» (Gaudium
et spes)”.
Annuncio Vangelo non è riservato ad alcuni professionisti della missione
Il Papa si sofferma quindi sul Decreto conciliare
Apostolicam actuositatem, che tratta più da vicino della natura e degli ambiti dell’apostolato dei laici.
Si tratta di un documento che ricorda “con forza che «la vocazione cristiana è per
sua natura anche vocazione all’apostolato» (n. 2), per cui l’annuncio del Vangelo
non è riservato ad alcuni ‘professionisti della missione’, ma dovrebbe essere l’anelito
profondo di tutti i fedeli laici, chiamati, in virtù del loro Battesimo, non solo
all’animazione cristiana delle realtà temporali, ma anche alle opere di esplicita
evangelizzazione, di annuncio e di santificazione degli uomini”.
Doni Spirito vanno sempre di nuovo capiti
“Tutto questo insegnamento conciliare - osserva il
Papa - ha fatto crescere nella Chiesa la formazione dei laici, che tanti frutti ha
già portato fino ad ora. Ma il Concilio Vaticano II, come ogni Concilio, interpella
ogni generazione di pastori e di laici, perché è un dono inestimabile dello Spirito
Santo che va accolto con gratitudine e senso di responsabilità: tutto ciò che ci è
stato donato dallo Spirito e trasmesso dalla santa Madre Chiesa va sempre di nuovo
capito, assimilato e calato nella realtà!”.
Ansia di attuare il Concilio Vaticano II
“Applicare il Concilio, portarlo nella vita quotidiana
di ogni comunità cristiana” - afferma Papa Francesco - era “l’ansia pastorale che
ha sempre animato san Giovanni Paolo II” che durante il Grande Giubileo del 2000 disse:
«Una nuova stagione si apre dinanzi ai nostri occhi: è il tempo dell’approfondimento
degli insegnamenti conciliari, il tempo della raccolta di quanto i Padri conciliari
seminarono e la generazione di questi anni ha accudito e atteso. Il Concilio Ecumenico
Vaticano II è stato una vera profezia per la vita della Chiesa; continuerà ad esserlo
per molti anni del terzo millennio appena iniziato» (Discorso al Convegno internazionale sull’attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano
II, 27 febbraio 2000)”. Papa Francesco conclude il Messaggio pregando il Signore affinché sia i pastori
che i fedeli laici abbiano “nel cuore la stessa ansia di vivere e attuare il Concilio
e portare al mondo la luce di Cristo”.
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