2015-11-13 15:00:00

Martinez: Chiesa italiana chiamata a toccare il cuore della gente


La Chiesa italiana dopo il Convegno nazionale di Firenze si appresta a vivere una nuova pagina della sua storia. Ma verso quale meta è chiamata a camminare? Ascoltiamo Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, al microfono del nostro inviato Luca Collodi:

R. – Dove il suo Signore Gesù Cristo gli ha sempre chiesto di andare e cioè al cuore della gente, al cuore della storia, e a questo cuore sempre più malato, sempre più solo e sempre più bisognoso di misericordia, guardare non in modo indifferenziato, ma con una parola che sappia farsi “tu”, con una gestualità che sappia assumere i tanti mali di questo nostro tempo. E’ la Chiesa in uscita di cui parla Papa Francesco, perché lascia entrare dentro di sé un nuovo amore per gli uomini del nostro tempo, una Chiesa incarnata, una Chiesa che vive nella storia, in un tempo complesso. La capacità della Chiesa è quella di saper leggere i segni dei tempi ed entrare dentro la complessità. E la ricchezza di cui certamente questo nostro tempo dispone è provvidenziale per la nuova evangelizzazione, che è tutta da reinterpretare, alla luce dei bisogni degli uomini di oggi.

D. – Nel dialogo di questi giorni, all’interno dei delegati, dei pastori, dei vescovi, dei sacerdoti, emerge una divisione tra vecchia Chiesa italiana e nuova Chiesa italiana?

R. – Grazie a Dio, in Gesù Cristo, Antico e Nuovo Testamento si saldano, e così - vorrei dire - siamo dentro una storia. Il Beato Paolo VI pose una grande domanda: quale Chiesa per il terzo millennio? Giovanni Paolo II: quale uomo? E Benedetto XVI: quale fede? E adesso Papa Francesco: quale amore, quale misericordia, quale capacità di dire e di dare ad ogni uomo Gesù Cristo? Ecco, siamo quello che siamo per grazia - vorrei dire con Papa Francesco - ma guardando indietro dobbiamo davvero apprezzare in quanti modi abbiamo salutato l’avvento, l’alba di un nuovo millennio con Pontificati che hanno fortemente segnato la nostra storia. Adesso Papa Francesco ci dice di puntare all’essenziale, ad un umanesimo cristiano che profumi di Spirito Santo, cioè di grazia, di miracolo, di una fede che non si arrende davanti al male. E’ quell’arte di amare che reimpariamo sempre, soprattutto se sappiamo stare in mezzo alla nostra gente.

D. – Firenze può segnare il rilancio del laicato cattolico nel sociale?

R. – A condizione che facciamo discendere il sociale dallo spirituale. Papa Francesco è molto chiaro: si può stare dalla parte degli ultimi – Gesù nella sinagoga di Nazareth individua l’uomo in quattro grandi categorie: i prigionieri, gli oppressi, i poveri, i ciechi – a condizione che ci lasciamo rigenerare interiormente dallo Spirito Santo. Altrimenti parleremo di moralità, di immoralità, parleremo di crisi sociali, senza ribadire che la più profonda delle crisi è proprio spirituale. Se avremo maggiore fiducia – come ha detto il Papa – nello Spirito Santo e nella creatività dello Spirito Santo, anche il nostro protagonismo ritornerà ancora più incisivo e la grande ricchezza carismatica sarà la migliore lezione di generosità che possiamo offrire a questo nostro mondo disorientato. Si può ripartire da Firenze, si deve ripartire da Firenze, con una maggiore fiducia nella grazia e nella dimensione dello Spirito.

Per una sintesi delle tematiche emerse dai gruppi di lavoro al V Convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze, ascoltiamo il servizio di Luca Collodi:

Domanda di spiritualità
Dai giovani del Convegno della Chiesa italiana a Firenze, emerge la proposta di una fede che comprenda esperienze di preghiera, di formazione e accompagnamento spirituale. “C’è una domanda di interiorità, di preghiera, che però non sembra trovare risposte soddisfacenti nelle scelte di educazione alla fede nelle Chiese locali”. Le parrocchie sembrano riservare più attenzione “all’aggregazione e all’animazione, mentre la domanda di spiritualità sembra più forte all’interno delle associazioni e dei movimenti ecclesiali”. 

Mettere al centro l’ascolto del Vangelo
Vari gruppi sottolineano “l’importanza della conoscenza della parola di Dio”. Occorre rimettere al centro della vita della Chiesa “l’ascolto del Vangelo, elemento di unione e di aggregazione”. Ma occorre “saperlo attualizzare” a partire dalla “liturgia” perché esso generi “un profondo processo di conversione personale, comunitaria e pastorale”.

Attenzione a poveri e famiglie ferite
Sul fronte dell’educazione, l’attenzione si è soffermata sulla fragilità della famiglia. La proposta è di formare persone da affiancare a realtà con situazioni educative difficili con volontari in aiuto a famiglie con anziani e disabili. Partendo dall’invito del Papa alla Chiesa italiana di rileggere e applicare l’Evangelii Gaudium, si guarda ad una “Chiesa capace di mettere in cattedra i poveri, i malati, i disabili, le famiglie ferite; ‘periferie’ che, aiutate attraverso percorsi di accoglienza, possano diventare centro, e quindi soggetti e non destinatari di pastorale e testimonianza”. Molti gruppi di lavoro, sottolineano l’esigenza di “allargare” i protagonisti dell’evangelizzazione; in particolare le famiglie “vanno colte come soggetto di annuncio”.

Maggiore coinvolgimento dei laici
Importanti i percorsi di sostegno alla genitorialità, dove comunicare l’emergenza educativa, ma anche la gioia di educare. “Occorre inoltre un sempre maggiore coinvolgimento dei laici nelle varie forme di annuncio del Vangelo”. Si chiede “maggiore comunione tra sacerdoti e laici”, coltivando la fiducia reciproca, senza corporativismi. Si chiede inoltre di avviare all’interno della Chiesa italiana linee di azione per giungere ad “un processo sinodale”. “Strada maestra per crescere nell’identità di Chiesa in uscita, capace di mettersi in movimento creativo, innovando con libertà dentro un orizzonte di comunione e di preghiera”.  

Uscire dalla fortezza
“L’annuncio del Vangelo non deve essere offerto come una summa dottrinale o come un manuale di morale”, ma anzitutto come una testimonianza sulla persona di Cristo, attraverso un volto amichevole di Chiesa tra le case e nelle città. “Si tratta di non limitarsi ad assumere l’atteggiamento delle sentinelle, che rimanendo dentro la fortezza osservano dall’alto ciò che accade attorno, bensì coltivare l’attitudine degli esploratori, che si espongono, si mettono in gioco in prima persona, correndo il rischio di incidentarsi e di sporcarsi le mani”.








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