2015-11-14 10:40:00

Giornata mondiale del diabete: attenzione allo stile di vita


Oggi si celebra la Giornata  Mondiale del Diabete, istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione della Sanità, il cui obiettivo è promuovere la conoscenza e la prevenzione di questa malattia che colpisce circa tre milioni e 700mila italiani. Lo slogan della giornata 2015 è: “Muovi i fili del diabete” e in centinaia di città italiane si svolgeranno eventi organizzati da Associazioni di persone con diabete, medici, infermieri, professionisti sanitari e organizzazioni come la Croce Rossa. Fra questi, il Policlinico Gemelli con una postazione alla Galleria Sordi. Di che tipo di patologia stiamo parlando e come prevenirla? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Andrea Giàccari, associato di endocrinologia presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:

R. – Ci sono due forme di diabete: una forma cosiddetta di tipo 1, che appare in età più giovanile, dove il pancreas non è più in grado di produrre insulina e dove quindi, chi è affetto da questa malattia, per combattere la conseguente iperglicemia deve necessariamente utilizzare l’insulina; e una natura più comune, il diabete cosiddetto di tipo 2, che un tempo appariva con l’età avanzata – intorno ai 60, 70 anni – e sembrava un qualcosa di modesto: un po’ di glicemia, un po’ di diabete. Attualmente questa forma di diabete – il diabete di tipo 2 – sta assumendo dei termini di prevalenza simile ad una vera e propria epidemia, che deve quindi essere combattuta come una vera epidemia, come se fosse quasi una malattia infettiva, perché sta sostanzialmente diventando una pandemia. Questa giornata nasce proprio per approfondire, per migliorare la conoscenza del diabete e far sì che si possa combattere fin da subito.

D. – Quali sono i sintomi del diabete, come ci si può rendere conto da soli se qualcosa non va in questo senso?

R. – Questo è il principale problema del diabete. Nel diabete di tipo 2 non ci sono sintomi, se non nel momento in cui la malattia è già in stato grave e avanzato. Quindi il grosso problema è che noi abbiamo almeno il 25 per cento degli italiani che ha il diabete e non lo sa, semplicemente perché non ha fatto alcune analisi, anche banali. Talvolta, però, basta poco: uno screening, riempire semplicemente un questionario, sapere pochi dati come il peso, l’altezza, la circonferenza vita, la propria famigliarità, avere traccia nelle proprie analisi di un modesto rialzo della glicemia, le proprie abitudini alimentari. Pochi dati anamnestici permettono di calcolare con estrema semplicità se si ha il rischio di avere il diabete.

D. – E qual è il valore della glicemia da non superare e se è diverso per genere, età o peso…

R. – Per fortuna non è differente per genere, età e peso. Nonostante quello che viene riportato da molti laboratori, il valore massimo è 99. Già da 100 a 125 di glicemia appare una condizione di dfg, che sta per “diabetic fasting glucose”, una convenzione internazionale, che significa semplicemente prediabete; mentre da 126 in poi si fa una vera e propria diagnosi di diabete. Per le persone a rischio sarebbe indispensabile fare queste analisi almeno ogni due anni, arricchire la propria dieta con verdure e fibra; aumentare l’attività fisica e cercare magari di essere un po’ più in forma. Certo non si può ringiovanire o cambiare i propri genitori, ma il proprio stile di vita è sicuramente modificabile. E attraverso questo si può rimandare l’insorgenza del diabete anche di 10 o di 15 anni o magari per sempre. L’importante è agire fin dall’inizio.

D. – Il Gemelli ha organizzato qualche evento?

R. – Il Gemelli partecipa con più eventi. In realtà sono davvero decine, se non centinaia, gli eventi che si svolgono in giro per l’Italia. In particolare, tengo a citare quello che facciamo noi, non come medici, ma noi come studenti di medicina e studenti in dietistica. Sono, infatti, gli stessi studenti che con l’aiuto della Croce Rossa Italiana saranno presenti in Galleria Alberto Sordi. Misuriamo anche la glicemia. Facciamo screening, facciamo informazione e misuriamo la glicemia a chi volesse richiederlo o a chi dovesse averne bisogno, perché effettivamente a rischio.








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