2015-11-16 17:31:00

Dopo Parigi, le bombe servono a poco


 

"Siamo entrati in una guerra: non convenzionale, asimmetrica, ma sempre di guerra si tratta, e in questa guerra bisognerà cercare di usare sempre più la ragione e sempre meno la pancia". Michele Zanzucchi, giornalista e scrittore, direttore della rivista CittàNuova, riflette sulle conseguenze degli attentati terroristici che hanno colpito Parigi la sera di venerdì 13 novembre.

Servono armi 'non convenzionali'

"E' una guerra in cui l'Occidente è implicato pesantemente. Sia nelle cause, sia per quanto riguarda la nascita di 'Daesh' o sedicente 'Stato islamico', sia nel mantenimento di questo stato di perenne tensione per interessi legati alle armi e al petrolio". "Per assestare un duro colpo al terrore - spiega - basterebbe organizzare un vero embargo nei confronti di 'Daesh', non vendendo più armi ai terroristi e non acquistando più petrolio che deriva da quei territori, magari passando per la Turchia, ma poi finendo nelle nostre automobili". "Queste armi non convenzionali sono molto più efficaci delle bombe e dei missili che - come abbiamo visto dal 2001 in poi - non hanno fatto che peggiorare la situazione in Medio Oriente". Dovremmo finalmente capire che per raggiungere la pace non si può continuare a insistere con i bombardamenti, l'uso di droni sempre più sosfisticati, sempre più teoricamente precisi, ma che in concreto non fanno che approfondire sempre più il fossato tra un Occidente malato e un Medio Oriente altamente malato".

Le responsabilità dell'islam

"L'islam ha grosse responsabilità nella lotta contro il terrore", aggiunge Zanzucchi. "E' chiamato a emarginare le frange violente dei gruppi più radicali; a fare chiarezza sulla lettura adeguata del Corano e delle scritture, impedendo le letture più fondamentaliste". "Ma questa è una guerra globale che chiama in causa anche noi occidentali". 

Povertà, ingiustizia e ignoranza

"La guerra non è cominciata certo con questi attentati di Parigi, come ci dice da tempo Papa Francesco", aggiunge Shahrzad Houshmand, teologa musulmana docente alla Pontificia Università Gregoriana."Ci sono paesi distrutti come la Siria, l'Afghanistan, l'Iraq e la Libia. La vera questione è se la società civile riuscirà a capire che non esistono cittadini di serie A e di serie B e dunque nessuna strage di vite umane è più grave di un'altra. L'unica soluzione sta nell'impegno di tutti gli uomini di buona volontà, laici e credenti, nel costruire nuovi cammini di pace eliminando le radici del malessere mondiale: povertà, ingiustizia e ignoranza. Serve dunque progettare luoghi di incontro e conoscenza, seminare pace e costruire ponti. La guerra, come ricordava già S. Giovanni Paolo II, non è mai la soluzione".

Stiamo cadendo in una trappola

La teologa risponde anche a chi chiede ai musulmani moderati di prendere decisamente le distanze dai terroristi. "E' una richiesta che denota grande ignoranza e lo dico senza voler offendere nessuno. Basterebbe sapere che più del 90% delle vittime del sedicente Stato islamico sono di religione musulmana: gente che oggi non può più gridare per denunciare l'ingiustizia subita". La prof.ssa Houshmand critica anche il linguaggio dei media occidentali: "Perché dobbiamo chiamare questo gruppo di terroristi 'Stato islamico', quando stanno ammazzando altri musulmani e distruggendo altri stati islamici? Perché ripetiamo questo nome e così facendo stiamo al loro gioco e fomentiamo la paura? E' questo quello che vogliono. Perché se la paura aumenta i popoli entrano in guerra". "Ricordiamoci sempre poi che all'interno delle società europee - aggiunge la teologa - ci sono più di venti milioni di musulmani. Cosa stiamo facendo? Non è un atteggiamento umano, né religioso, ma nemmeno intelligente, aggredirli e criminalizzarli. Stiamo cadendo in una trappola. Attaccare con titoli di giornale i tanti musulmani che vivono pacificamente da anni in Europa, hanno costruito le nostre società, lavorano come medici, ingegneri, commercianti, cosa potrà produrre?" "Se è giusto chiudere le moschee che proclamano il terrore è giusto anche fermare chi propaganda il razzismo religioso e culturale. Dobbiamo guardarci negli occhi e parlare e scopriremo che questi milioni di musulmani che vivono in Europa saranno al servizio dell'Europa stessa".      








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