2015-11-16 13:38:00

Sant’Egidio: preghiera in memoria delle vittime di Parigi


In un momento drammatico non solo per la Francia, la Comunità di Sant’Egidio invita tutti ad unirsi questa sera alle ore 20, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, alla “Preghiera per la pace in memoria delle vittime di Parigi”. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

R. – Noi crediamo che nella preghiera ci sia veramente la più grande consolazione per noi che viviamo ancora momenti di paura, di incertezza per quello che sta accadendo e che è accaduto in Francia, ma soprattutto per essere vicini alle vittime. Pregare per chi non c’è più, per i feriti, perché guariscano presto, per i loro familiari e per gli amici, e soprattutto per mostrare attraverso la preghiera la più grande solidarietà in questo momento a tutti quelli che soffrono per questi terribili attentati, perché in un momento di shock, cioè di grande freddo, sentano il calore dell’amicizia, della partecipazione e della solidarietà.

D. – Utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza – ha detto ieri il Papa all’Angelus – è una bestemmia. Gridare "Dio è grande" prima di compiere massacri è una bestemmia, una ingiustificabile offesa al Signore. A Parigi è stato perpetrato un attentato all'umanità e anche al vero islam…

R. – Sì, nel senso che non si può comprendere. E’ qualcosa di totalmente lontano, di totalmente fuori da qualsiasi discorso religioso e umano: uccidere delle persone con l’idea che si possa portare la salvezza attraverso la morte di altri. Questa è la bestemmia. C’è qualcosa, cioè, di totalmente disumano. In questo senso, sono tanti anni che le religioni, su iniziativa di Giovanni Paolo II, hanno intrapreso un cammino di preghiera e di dialogo comune per la pace. Ricordiamoci tutti, nell’’86 – esattamente quasi 30 anni fa – l’iniziativa di Giovanni Paolo II ad Assisi. Su quella strada dobbiamo incamminarci e continuare, anche se tante menti, purtroppo, sono ancora troppo lontane da quell’idea.

D. – Il Papa, visitando ieri la comunità luterana di Roma, ha anche detto che i muri sono un monumento all’esclusione che ci allontana dal Signore. Il nome di Dio – ha aggiunto – viene usato per chiudere i cuori. Il terrorismo vuole seminare odio e paura, erigere steccati, muri. In questo tempo sono ancora più urgenti le strade dell’integrazione e dell’accoglienza…

R. – Esattamente. La prima grande risposta che noi possiamo trovare a ciò che sta accadendo non è certamente nella guerra, ma nell’idea di dover continuare a costruire una società, una civiltà che si fonda sulla convivenza pacifica, in cui tutte le persone, anche chi viene da lontano, si sentano accolte e non si sentano marginali. C’è una grande domanda che sale dalle periferie delle grandi città europee – è la domanda di tanti che si sentono esclusi, che si sentono marginali – e quindi c’è un grande lavoro da fare perché queste persone, o almeno alcune loro frange, non vengano consegnate alla propaganda islamista, alla propaganda dello Stato islamico, ma che possano realmente trovare nella nostra Europa, nella nostra civiltà una via di integrazione e di futuro.

D. – Cosa può fare oggi ill mondo islamico moderato?

R. – Vedo che il mondo islamico moderato sta condannando in maniera molto chiara e netta gli attentati avvenuti a Parigi. Teniamo conto che questa è una guerra soprattutto intra islamica. Sono ormai 30 anni che i musulmani si stanno combattendo – tra sunniti, sciiti, tra varie fazioni dell’islam – nel Medio Oriente. E questo, naturalmente, ha delle ricadute anche sui musulmani in Europa. Noi come europei, siamo marginali rispetto a questa guerra, ma comunque siamo stati coinvolti. A questo punto, tutti i musulmani che vivono con noi, credo che oltre a condannare debbano diffondere l’idea che il vivere insieme, la civiltà del convivere, sia l’unica strada per avere tutti un futuro e quindi costruirla nel rispetto delle altre religioni, nell’apprezzamento e nella conoscenza. 

D. – Nella Basilica di Santa Maria in Trastevere si accenderanno stasera le “luci della pace” per non far prevalere l’oscurità che ha avvolto in queste ore Parigi e che rischia di diffondersi in tutta Europa…

R. – La preghiera è una luce, una luce di speranza. La Parola di Dio, come dice il Salmo, “è una lampada per i nostri passi”. Noi nella preghiera di questa sera, a Santa Maria in Trastevere, accenderemo ognuno una candela e la porteremo fuori dalla Chiesa per rompere il muro del buio, per rompere il silenzio e per portare una luce di speranza nella nostra società.








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