2015-11-17 16:06:00

IS, P. Samir: "Vorrei vedere i musulmani scendere in piazza"


"Approfitteranno di qualunque occasione. Il Giubileo è un rischio e per l’Italia sarà un compito pesante. Forse ci sarà bisogno di chiedere un aiuto a tutta la popolazione per evitare che azioni di propaganda creino pericoli. Ci sono moschee note come più radicali. Bisogna controllare gli Imam. Tutti i musulmani devono contribuire. Mi dispiace non vedere centinaia di musulmani scendere per strada e protestare". L'islamologo egiziano Samir Khalil Samir SJ, docente al Pontificio Istituto Orientale, commenta ai nostri microfoni gli attentati di Parigi, sottolineando che il primo e più importante contrasto a questo tipo di terrorismo deve cominciare proprio nelle moschee. "Ricordo quando in Egitto 30 mln di persone, ad un anno dall’insediamento di Morsi al potere, scesero in piazza per protestare contro i Fratelli musulmani", e si chiede perché non accade una cosa analoga, all'indomani della mattanza di venerdì scorso. "Per dire 'noi siamo contrari', non bastano le parole. Si deve scendere per strada. E quando in una moschea si sente una predica che inneggia alla violenza bisogna avvertire la polizia e dire chiaramente 'questo Imam non lo vogliamo più'. Proprio per amore dell’islam e per l’onore all’islam e a quella maggioranza che rimane silenziosa".

"Siamo di fronte ad guerra ideologica e purtroppo terribilmente distruttiva", continua il gesuita. "Oggi il mondo islamico è diviso, si sente in crisi e i più radicali hanno deciso di ripristinare ciò che accadeva nel periodo storico del 640; muovono una guerra mondiale per conquistare l’Occidente che storicamente è considerato il nemico da combattere. Loro cercheranno qualunque occasione che può generare chiasso e paura. E’ lì che ci vuole un controllo interno enorme e molto efficace. Purtroppo questo movimento sa guadagnare gente. E i convertiti sono agguerriti." 

Approva la strategia dei raid aerei? 

"L’IS ha un progetto militare di conquista e lo fa con mezzi ridotti rispetto a quelli dell'Occidente ma che sono i più crudeli che esistono. E' necessaria dunque anche una risposta militare. Tocca agli specialisti della guerra dire quale è il metodo più efficace e che causa meno vittime e che protegga anche la popolazione locale. La difficoltà è che non si può usare lo stesso metodo che loro usano dicendo: 'più uccidiamo e meglio è, e non importa chi uccidiamo'. La questione dei bombardamenti su Raqqa mi pare al momento giusta e logica. Capisco che l’Occidente non si senta pronto ad una guerra via terra, a morire per la Siria o l’Iraq". 

D’accordo con Hollande e la necessità di una 'unica e grande coalizione contro il nemico'? 

"Il fatto è che per esempio gli Usa e i Russi combattono ma in realtà si combattono fra loro per sapere chi tra loro avrà più influsso. E’ assurdo. E poi ci sono divergenze tra chi considera come priorità combattere il regime di Assad e chi dice che la priorità è invece lo Stato Islamico. Questo indebolisce totalmente la risposta contro l'IS, proprio perché non tutti hanno lo stesso obiettivo. Io dico che se si toglie Assad per mettere un altro al suo posto, costui dovrà ricominciare da zero e intanto l'IS continuerà ad espandersi. In ogni caso bisognerà ridurre i morti in Siria".

E cosa c'è da aspettarsi da paesi come Arabia, Giordania, Egitto?

Samir ricorda che le dichiarazioni diplomatiche dai rappresentanti di questi paesi restano parole, in realtà non sono d’accordo tra loro. In particolare "l’Egitto cerca di fare qualcosa contro i terroristi del Sinai, la Giordania cerca di non entrare in guerra, l’Arabia e il Qatar dicono di combattere l’IS ma nel mondo arabo si dice che sia proprio il Qatar a finanziarlo. C’è insomma una ipocrisia enorme. E poi di fatto nessuno è preparato per affrontare militarmente questi terroristi".

Aumenta intanto il numero degli Stati degli USA che hanno fatto sapere di non voler più accogliere i profughi…

"E’ terribile. Un problema enorme. Non possiamo chiedere all’Europa da sola di accogliere tutte queste persone. Dire ‘basta’ si può capire ma è un po’ crudele". 








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