2015-11-17 19:10:00

Renzi: unità del Paese contro il terrorismo. No a chiusura frontiere


Unità del Paese contro il terrorismo e maggiori investimenti su tecnologia e sicurezza. E’ quanto chiede il presidente del Consiglio Matteo Renzi Da Bruxelles la ministra della Difesa Roberta Pinotti afferma: nessun intervento dell’Italia in Siria contro l'Is. Elvira Ragosta:

Equilibrio, unità del Paese e soft power. Questi i punti delineati dal presidente del Consiglio per il ruolo dell’Italia nella lotta al terrorismo dopo gli attentati di Parigi. Una reazione miliare- sottolinea Matteo Renzi- è sacrosanta e comprensibile, ma non è sufficiente. La sfida da vincere, nei prossimi 20 anni, è quella educativa. Altrimenti- aggiunge- si rischia una Libia-bis. Renzi non usa il termine guerra, ma ammette che quello di Parigi è un attacco miliare, una gigantesca aggressione alla nostra identità.

Di fronte al rischio del terrorismo “che esiste in Italia come in tutto il mondo” assicura l’impegno del governo a fare più del necessario per la sicurezza, proponendo un grande investimento sulla tecnologia. No, dunque alla chiusura delle frontiere, perché la minaccia arriva da dentro. Equilibrio e unità per Renzi significano anche coinvolgimento della Russia di Putin, del quale – afferma- ci si può fidare perché sarebbe assurdo immaginare di costruire l’identità dell’Europa contro la Russia”.  Poi Renzi invita ad abbassare i toni della politica interna “perché- dice- vince l’Italia tutta intera e chi rappresenta le istituzioni rappresenta tutto il paese”. La rassicurazione che non ci sarà nessun intervento italiano in Siria contro l'Is arriva dalla ministra della Difesa Pinotti, che dal Consiglio Ue Bruxelles annuncia un aumento della presenza degli addestratori in Iraq.

Sul rafforzamento della sicurezza  nella città di Roma sentiamo il segretario del sindacato di polizia Silp Cgil, Daniele Tissone, al microfono di Alessandro Guarasci:

R. – L’apparato è stato potenziato in termini di controlli e di vigilanze e sono decisamente aumentate; per capirci un po’, come accadde 10 anni fa, a seguito degli attentati a Londra e a Madrid nella metropolitana. C’è da dire che l’apparato info-investigativo del nostro Paese risente anche in uno scenario internazionale di questo tipo delle informazioni che possono pervenire e provenire da altri Paesi. C’è una necessità ulteriore, sempre maggiore, di uno scambio di informazioni che devono essere tempestive e devono essere all’altezza per poter prevenire eventuali atti terroristici.

D. – Abbiamo visto che parte del reclutamento è arrivato attraverso il web. L’Italia è sufficientemente aggiornata tecnologicamente per sostenere questa sfida?

R. – Diciamo che il livello di intelligence italiano è medio alto, è elevato, perché noi veniamo dall’esperienza terroristica degli anni ’80 e ’90, veniamo dalla lotta al banditismo e al sequestro di persona, quindi il nostro personale è sufficientemente preparato. Bisogna sempre però mantenere questo livello di preparazione attraverso un’adeguata formazione del personale. Noi oggi dobbiamo puntare più sull’intelligence. Se ad esempio il miliare può essere utile per la difesa del presidio, dell’obiettivo sensibile, oggi la Polizia in termini di sicurezza interna al Paese deve lavorare sempre più in qualità, sempre più sul livello info-investigativo, sulla prevenzione, sulla repressione dei reati e se e quando, una serie di controlli e di monitoraggi anche di quello che è il web Noi sappiamo che il terrorismo si avvale di questo importante portato che è la propaganda. La propaganda non significa che se noi minacciamo un attentato su Roma o su una città dell’occidente poi lo dobbiamo eseguire per forza; basta già come dire lanciare questo proclama per terrorizzare i cittadini e le persone.

 

 








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