2015-11-18 15:01:00

Santa Sede: logica del profitto minaccia industria della pesca


La pesca è una delle industrie più complesse e vaste al mondo, una delle professioni più difficili e pericolose, ma anche purtroppo una delle attività maggiormente colpite dalla piaga del reclutamento illegale e tratta di esseri umani impiegati nel lavoro forzato. E’ quanto denunciato nel messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti scritto in occasione della Giornata mondiale dedicata a questa attività che, come ogni anno dal 1998, si celebra il 21 di novembre per richiamare l'attenzione sulla pesca eccessiva, sulla distruzione dell'habitat marino e sulle altre gravi minacce alla sostenibilità delle nostre risorse ittiche. “Negli ultimi mesi - si legge - a causa di un serie di tragici eventi accaduti in particolare nel Sud-Est asiatico, diversi mezzi di comunicazione hanno denunciato i temi della tratta, del lavoro forzato, dello sfruttamento e degli abusi su pescatori, senza però che ciò suscitasse molta attenzione e interesse da parte delle persone in generale”.

Laudato si' richiama salvaguardia ecosistema marino e dignità umana
Il messaggio ricorda la Lettera Enciclica Laudato si' sulla cura della casa comune nella quale Papa Francesco evidenzia quanto sia importante salvaguardare quello che è fonte di cibo per gran parte dell'umanità e di opportunità di lavoro per oltre 50 milioni di persone in tutto il mondo. Si richiama quindi  la necessità della salvaguardia dell'ecosistema marino, ma soprattutto il documento concentra l’attenzione “sui pescatori e le loro famiglie che ogni giorno, con grandi sacrifici, lavorano per soddisfare l'appetito insaziabile del nostro mondo per il pescato”. Su migliaia di pescatori incombe la minaccia della logica del profitto: infatti il “reclutamento illegale e il contrabbando/tratta di esseri umani allo scopo di impiegarli nel lavoro forzato a bordo di pescherecci - si legge -  sono pratiche ancora diffusamente utilizzate per ingannare persone povere e senza istruzione provenienti da zone rurali dei Paesi in via di sviluppo. Contratti falsi e illegali o semplici pezzi di carta senza alcun valore giuridico determinano le condizioni di lavoro e il ridicolo salario che queste persone ricevono per lunghe ore di lavoro, legittimando così la loro condizione di schiavi”. Gli “infortuni sul lavoro, le lesioni permanenti senza alcun risarcimento, le morti improvvise o la sparizione in mare” - prosegue il testo - "sono gli incubi in cui molti giovani e numerose famiglie si sono ritrovati nel tentativo di migliorare la loro miserabile vita con un lavoro a bordo di un nave da pesca".

No all'indifferenza: occorre unire le forze per salvaguardare dignità umana
Di fronte a tutto ciò non è possibile rimanere indifferenti: è necessario unire le forze (Stati, operatori del settore ittico e cosumatori) per “rafforzare il controllo sull’attuazione di tutte le leggi a tutela dei diritti umani e lavorativi dei pescatori”; introdurre “ severe procedure per eliminare lo sfruttamento umano e lavorativo”; accrescere tra i consumatori  la consapevolezza “non solo della qualità del pesce che acquistano, ma anche delle condizioni umane e lavorative dei pescatori”;  verificare che gli Stati applichino la Convenzione sul lavoro nella pesca del 2007; sostenere spiritualmente attraverso l'Apostolato del Mare i pescatori e le loro famiglie.








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