All’udienza generale in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi sul Giubileo della Misericordia ormai imminente. “Davanti a noi – ha detto - sta la porta, ma non solo la Porta santa: la grande porta della Misericordia di Dio - e quella è una porta bella! - che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del suo perdono. La porta è generosamente aperta, ci vuole un po’ di coraggio da parte nostra per varcare la soglia”.
Dio mai si stanca di perdonare
A braccio ha aggiunto: “Ognuno di noi ha dentro di
sé cose che pesano … Tutti, no? Tutti siamo peccatori! Approfittiamo di questo momento
che viene e varchiamo la soglia di questa misericordia di Dio che mai si stanca di
perdonare, mai si stanca di aspettarci! Ci guarda, è sempre accanto a noi. Coraggio!
Entriamo per questa porta!”.
Chiesa apra le sue porte agli smarriti
“Dal Sinodo dei Vescovi, che abbiamo celebrato nello
scorso mese di ottobre, tutte le famiglie, e la Chiesa intera, hanno ricevuto un grande
incoraggiamento a incontrarsi sulla soglia di questa porta aperta. La Chiesa è stata
incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e
alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili.
Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta
al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia”.
Chiese facciano uscire Gesù prigioniero delle nostre strutture
A braccio ha aggiunto: “E se la porta della misericordia
di Dio è sempre aperta, anche le porte delle nostre chiese, dell’amore delle nostre
comunità, delle nostre parrocchie, delle nostre istituzioni, delle nostre diocesi,
devono essere aperte, perché così, tutti possiamo uscire a portare questa misericordia
di Dio. Il Giubileo significa la grande porta della misericordia di Dio ma anche le
piccole porte delle nostre chiese aperte per lasciare entrare il Signore o tante volte
uscire il Signore prigioniero delle nostre strutture, del nostro egoismo e tante cose”.
Le porte della Chiesa e della società non siano blindate
“Il Signore non forza mai la porta: anche Lui chiede
il permesso di entrare: il Signore chiede permesso, non forza la porta! Il Libro dell’Apocalisse
dice: «Io sto alla porta e busso’. - Ma immaginiamoci il Signore che bussa alla porta
del nostro cuore! - Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da
lui, cenerò con lui ed egli con me' (3,20). E nell’ultima grande visione di questo
Libro dell’Apocalisse, così si profetizza della Città di Dio: «Le sue porte non si
chiuderanno mai durante il giorno», il che significa per sempre, perché «non vi sarà
più notte» (21,25). Ci sono posti nel mondo in cui non si chiudono le porte a chiave,
ancora ci sono. Ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate normali.
Non dobbiamo arrenderci all’idea di dover applicare questo sistema, che anche è di
sicurezza, a tutta la nostra vita, alla vita della famiglia, della città, della società.
E tanto meno alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così
come una famiglia rinchiusa su sé stessa, mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo.
Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto!”.
La porta deve custodire non respingere
“La gestione simbolica delle ‘porte’ – delle soglie,
dei passaggi, delle frontiere – è diventata cruciale. La porta deve custodire, certo,
ma non respingere. La porta non dev’essere forzata, al contrario, si chiede permesso,
perché l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella prepotenza
dell’invasione. La porta si apre frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno
che aspetta, e magari non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare”.
In tanti hanno perso il coraggio di bussare alla porta del nostro cuore
cristiano
E a braccio ha aggiunto: “Quanta gente ha perso la
fiducia, non ha il coraggio di bussare alla porta del nostro cuore cristiano, alle
porte delle nostre chiese… E sono lì, non hanno il coraggio, gli abbiamo tolto la
fiducia: per favore, che questo non accada mai”.
Gestire la porta con accortezza e gentilezza
“La porta dice molte cose della casa, e anche della
Chiesa. La gestione della porta richiede attento discernimento e, al tempo stesso,
deve ispirare grande fiducia. Vorrei spendere una parola di gratitudine per tutti
i custodi delle porte: dei nostri condomini, delle istituzioni civiche, delle stesse
chiese. Spesso l’accortezza e la gentilezza della portineria sono capaci di offrire
un’immagine di umanità e di accoglienza all’intera casa, già dall’ingresso. C’è da
imparare da questi uomini e donne, che sono custodi dei luoghi di incontro e di accoglienza
della città dell’uomo!”.
Accogliere con un sorriso
A braccio ha aggiunto: “A tutti voi custodi di tante
porte, siano porte di abitazioni, siano porte delle chiese, grazie tante! Ma sempre
con un sorriso, sempre mostrando l’accoglienza di quella casa, di quella chiesa, così
la gente si sente felice e accolta in quel posto”.
La Porta di Dio è Gesù: il suo ovile è riparo non prigione
“In verità, sappiamo bene che noi stessi siamo i custodi
e i servi della Porta di Dio, e la porta di Dio come si chiama? Chi sa dirlo? Chi
è la Porta di Dio? Gesù. Chi è la Porta di Dio? Forte! Gesù! Egli ci illumina su tutte
le porte della vita, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte. Egli
stesso l’ha affermato: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo;
entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Gesù è la porta che ci fa entrare e uscire. Perché
l’ovile di Dio è un riparo, non è una prigione!”.
Non è il segretario parrocchiale a scegliere
le pecore
Ancora ha aggiunto a braccio: “La casa di Dio è un
riparo, non è una prigione, e la porta come si chiama? … Gesù! E se la porta è chiusa,
diciamo: “Signore, apri la porta!”. Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire. Sono
i ladri, quelli che cercano di evitare la porta: è curioso, i ladri cercano sempre
di entrare da un’altra parte, dalla finestra, dal tetto ma evitano la porta, perché
– ha poi proseguito sul testo - hanno intenzioni cattive, e si intrufolano nell’ovile
per ingannare le pecore e approfittare di loro. Noi dobbiamo passare per la porta
e ascoltare la voce di Gesù: se sentiamo il suo tono di voce, siamo sicuri, siamo
salvi. Possiamo entrare senza timore e uscire senza pericolo".
La Chiesa è la portinaia non è la padrona della casa del Signore
"In questo bellissimo discorso di Gesù, si parla anche
del guardiano, che ha il compito di aprire al buon Pastore (cfr Gv 10,2). Se il guardiano ascolta la voce
del Pastore, allora apre, e fa entrare tutte le pecore che il Pastore porta, tutte,
comprese quelle sperdute nei boschi, che il buon Pastore si è andato a riprendere.
Le pecore non le sceglie il guardiano, non le sceglie il segretario parrocchiale o
la segretaria della parrocchia, no, non le sceglie, eh!, le pecore sono tutti invitate,
sono scelte dal buon Pastore. Il guardiano – anche lui – obbedisce alla voce del Pastore.
Ecco, potremmo ben dire che noi dobbiamo essere come quel guardiano. La Chiesa è la
portinaia della casa del Signore, la Chiesa è la portinaia, non è la padrona della
casa del Signore”.
La Chiesa non chiuda la porta in faccia con la scusa che uno non è di casa
“La Santa Famiglia di Nazareth sa bene che cosa significa
una porta aperta o chiusa, per chi aspetta un figlio, per chi non ha riparo, per chi
deve scampare al pericolo. Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa
un piccolo grande segno della Porta della misericordia e dell'accoglienza di Dio.
E’ proprio così che la Chiesa dovrà essere riconosciuta, in ogni angolo della terra:
come la custode di un Dio che bussa, come l’accoglienza di un Dio che non ti chiude
la porta in faccia, con la scusa che non sei di casa”.
La porta del nostro cuore sia aperta per ricevere tutti
E ha concluso, sempre a braccio: “Con questo spirito
siamo tutti vicini al Giubileo, ci sarà la porta santa, ma c’è porta della misericordia
di Dio grande! Che ci sia anche la porta del nostro cuore per ricevere tutti, sia
il perdono di Dio o dare il nostro perdono e accogliere tutti quelli che bussano alla
nostra porta. Grazie”.
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