2015-11-20 13:14:00

Immigrati: in Italia ci costano meno di quanto producono


"L'immigrazione in Italia ha rallentato la crescita, complice la crisi economica e occupazionale, persistente dal 2008. Il 2014 è stato l'anno in cui, per la prima volta da quarant'anni, i residente stranieri in Italia sono aumentati meno dei residenti italiani all'estero". Lo racconta Luca Di Sciullo, del Centro Studi e Ricerche Idos, presentando i dati principali del Dossier statistico immigrazione 2015, curato in collaborazione con la rivista 'Confronti' e l'Unar, l'Ufficio nazionali contro le discriminazioni razziali. "Questo rallentamento non significa - spiega ancora Di Sciullo - che l'Italia abbia invertito la sua vocazione migratoria. Resta sempre il terzo paese europeo per capacità di accoglienza dei migranti, dopo la Germania e la Gran Bretagna". 

Flussi misti

"Contemporanenamente però, in mancanza di quote d'ingresso per i lavoratori stranieri dall'estero, che il Governo non emana da anni, a fronte di una pressione migratoria rimasta inalterata, i migranti economici sono confluiti nelle rete dei migranti forzati, generando di fatto dei flussi misti". "Questo fenomeno - spiega lo studioso - ha reso più complesso il quadro migratorio italiano. Da una parte abbiamo i migranti che vivono da anni in Italia e si sono integrati nel sistema economico e produttivo: sono presenti a scuola, partecipano al PIL per una misura maggiore di quella che è la loro incidenza sulla popolazione. Dall'altra abbiamo nuove forme di emergenza nel campo dell'accoglienza che lanciano nuove sfide".

Bilancio positivo

Persiste, per quanto riguarda gli immigrati in Italia, il bilancio positivo tra spesa pubblica e le entrate statali assicurate dagli stranieri. "Gli immigrati inseriti nel sitema produttivo -  spiega Di Sciullo - pagano le tasse, i permessi di soggiorno e tutte le pratiche economiche che riguardano l'acquisizione di cittadinanza (di cui c'è stato un boom nel 2014), generando un flusso di entrate per le casse dello Stato che supera quanto viene speso per loro in termini di assistenza, sanità e così via. Anche perché la popolazione straniera è molto più giovane di quella italiana e dunque è molto promettente per il sitema produttivo". 

Mancano politiche d'integrazione

"Gli stranieri che sono in Italia hanno ormai avviato processi di inserimento stabile che le evidenze statistiche mostrano da anni. Resta critica però la questione delle politiche di integrazione, manca una legge nazionale di riferimento e le varie iniziative sono demandate agli enti locali". Dopo gli attentati di Parigi l'attenzione è puntata sulla confessione religiosa degli immigrati. "I dati - spiega il ricercatore del Centro Idos - confermano che in Italia non c'è un'invasione islamica e non è prevista in futuro. Tra l'altro le due comunità islamiche più numerose in Italia, quella marocchina e quella albanese, rappresentano due forme di islam lontane dal radicalismo". 








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