2015-11-20 19:53:00

Una settimana dalle stragi di Parigi. L'Ue vara il piano sicurezza


In Francia e in Belgio prosegue la caccia a Salah Abdeslam, ottavo uomo del commando stragista del 13 novembre. Intanto nel covo di St. Denis, dove mercoledì sono rimasti uccisi il terrorista Abbaoud, mente delle stragi, e la cugina Hasna Aitboulahcen, sono stati rivenuti i resti di un terzo corpo. E oggi a Bruxelles Consiglio Europeo speciale per il varo di nuove misure di sicurezza. Francesca Pierantozzi

Tante zone d’ombra ancora nell’inchiesta e anche nello svolgimento degli attentati di una settimana fa a Parigi. E’ sempre aperta la caccia a Salah Abdeslam, uno dei killer che ha agito nei bar e ristoranti del decimo e undiceismo arrodnsseùnt, che si troverebbe in Belgio. Se è confermata ufficialmente la morte di Abdelaid Abaaoud, è invece tutto da dimostrare il fatto che fosse proprio lui la mente degli attentati. Il belga, ucciso nell’assalto delle teste di cuoio a Saint Denis è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza della linea 9 della metro parigina proprio la sera degli attentati a cui potrebbe aver partecipato direttamete. Secondo gli esperti, questo  dimostrarebbe che non è la mente, ma soltanto l’organizzatore, e che ha ricevuto ordini dall’alto. Intanto da Bruxelles la Commissione ha annunciato entro fine anno una serie di misure per rafforzare la sicurezza, in particolare una revisione mirata di Schengehn per rendere sistematici i controlli alle frotniere anche per i cittadini dell’Unione. Il presidente Hollande ha invece reagito alla drammatica presa di ostaggi al Radisson di Bamako, invitando i francesi ad essere solidali. Oggi la francia e il mondo, ricordano la strage di una settimana fa. Un appello firmato da intellettuali e rappresnetanti del mondo dello spettacolo ha incitato la popolazione ad accendere luci, candele e a fare rumore, ascoltare musica, perché hanno ribadito Parigi, non si spegne.

 

L’allerta, comunque, rimane, massima in tutta Europa, anche dopo il rischio, paventato dal premier francese, Valls, di possibili nuovi attentati con armi chimiche e droni. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo:

R. – Io suggerisco sempre di cercare di tenere i piedi per terra. E’ chiaro che uno degli obiettivi principali dell’azione terroristica è quella di far parlare di sé, quindi tutto quello che può servire a creare allarme, a destare il panico, è il "carburante" per la macchina del terrorismo. Io credo che sia importantissimo che le autorità responsabili introducano dei filtri per tenere sotto controllo il panico, senza naturalmente trascurare i sintomi di possibili aggressioni, che devono naturalmente essere prevenute.

D. – E’ possibile lo Stato islamico possa essersi dotato di armi come i droni e le armi chimiche? Sofisticate sì, come le armi chimiche, ma di facile realizzazione…

R. – Io non credo sia possibile che possa gestire le armi chimiche. Non nel senso che l’Is non possa essersi impadronito di armi chimiche – per esempio in depositi degli eserciti in rotta, in Iraq soprattutto e in parte anche in Siria – ma gestire armi chimiche come il "Sarin", che è assolutamente micidiale e non soltanto al momento in cui viene catapultato contro un nemico, ma anche nel suo trasporto, richiede delle cautele, richiede una sofisticazione di mezzi non indifferente. Ora, tutto può accadere naturalmente, ma immaginare che quote adeguate di questi gas e di altre sostanze di questa natura possano essere trasferite per migliaia di chilometri da un teatro all’altro, non mi sembra verosimile. Io sarei per non enfatizzare questo tipo di allarmi, perché altrimenti si presta il fianco esattamente all’obiettivo strategico dei terroristi, che è quello di creare il panico.

D. – Si sono fatte tante analisi sulla provenienza dei terroristi: secondo alcuni, inviati direttamente dall’Is. Secondo altri, prodotto – sia pure collegato col califfato – nato in Francia…

R. – Il punto è che sicuramente la causa è rappresentata da queste situazioni di conflitto che stanno distruggendo il Medio Oriente e in particolare dalla guerra civile in Siria, che dura da oltre tre anni. Però, è altrettanto vero che una possibilità di attaccare le metropoli europee affonda le sue radici in un bagno di cultura che l’Islam radicale ha sicuramente seminato nel corso degli ultimi tempi, creando e facendo vittime addirittura – perché si tratta in fondo anche di vittime – negli ambienti dei giovani, delle generazioni seconda e terza di origine immigrata, che sono frustrati, che sono socialmente emarginati e, quindi, coinvolti da sentimenti di odio e di invidia sociale, che possono portarli all’estremismo e, addirittura, a fiancheggiare il terrorismo. Il terrorismo viene da fuori, ma può attecchire, perché ha comunque delle basi sia logistiche che organizzative, sia anche e soprattutto in ambienti vulnerabili alla sua propaganda. 








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