2015-11-21 10:17:00

Concluso a Rieti il Forum di Greenaccord sul clima


La sfida lanciata dai cambiamenti climatici coinvolge tutti, nessuno è escluso. Dall’agricoltura alle imprese fino alla finanza mondiale: se si vuole salvare il Pianeta, tutti sono chiamati a costruire un’alternativa sostenibile nel giro di pochi anni, nessuno è escluso da questa chiamata. Ieri sera, a Rieti, si è concluso con questo richiamo il XII Forum internazionale dell'Informazione per la Salvaguardia della Natura, promosso dall’Associazione Onlus Greenaccord. L’incontro, sul tema “Clima ultima chiamata”, ha visto la presenza di oltre 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo. Il servizio di Marina Tomarro:

"Nessuno pensi, nella casa comune che è il nostro Pianeta, di potersi sentire al sicuro, senza adoperarsi per consolidare le fondamenta che scricchiolano, perché, se la casa crolla, a poco gli serviranno le ricchezze che può aver accumulato. Il nostro auspicio è che Parigi segni un punto di svolta nelle relazioni internazionali, nella politica, nell'economia e nella finanza”. E’ questo l’appello lanciato dai partecipanti al forum alla vigilia della conferenza sul clima di  Parigi. Le conclusioni di Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord:

“Questo forum, purtroppo, è stato preceduto dai tragici eventi di Parigi, proprio la città in cui si svolgeranno le trattative sul clima. Quello che è emerso da questo incontro è che questo modello economico-sociale ha creato un deserto tale, un tale vuoto di valori, che chiunque può seminare qualsiasi cosa, anche le più orribili teorie e strategie. E quindi è fondamentale costruire un’umanità nuova a partire dall’educazione e dai giovani, perché sono loro che dovranno pagare il conto di ciò che la nostra generazione, quella che li ha preceduti, ha fatto. Quindi è fondamentale costruire dalla base una nuova umanità e un nuovo umanesimo, che è l’unico che possa ben recepire gli allarmi della scienza e portare l’umanità verso un futuro di progresso, di uguaglianza, migliore di quello che ci prospetta il proseguimento ostinato su questo modello sbagliato”.

Nell’incontro, è stato posto in evidenza come  nell’attuale sistema la crescita economica, non riduce le disuguaglianze, né condivide il benessere, ma anzi, sfrutta le risorse del pianeta, producendo povertà da una parte per continuare a generare ricchezza dall’altra. Ma cosa vuol dire tutto questo? Il commento dell’economista Alessandro Tavoni:

R. - L’idea è semplice: l’Europa e gli Stati Uniti, ad esempio, hanno contribuito di più al danno ambientale e all’accumulazione dei gas serra. E quindi è anche giusto che ne paghino il prezzo maggiore. Allo stesso tempo, vediamo che i Paesi in via di sviluppo, almeno come erano stati concepiti quanto ad emissioni, sono saliti vertiginosamente. La Cina, per esempio, che era considerata fuori dai Paesi sviluppati al tempo del protocollo di Kyoto, ora è responsabile per una fetta crescente dell’emissione di Co2. Quindi, per quanto le responsabilità non vadano molto indietro nel tempo, chiaramente non si può ignorare il fatto che, se guardiamo al giorno d’oggi, la situazione è cambiata velocemente. Uno dei vari problemi del Protocollo di Kyoto era il fatto che le emissioni rappresentavano circa un terzo di quelle globali. Ora le cose stanno cambiando e da quel punto di vista forse questo è un aspetto positivo della COP 21 che sta per cominciare a Parigi. Paesi che prima erano reticenti ad agire, come la Cina e l’India, ora sembrano più determinati a risolvere questo problema. Tornando all’equità, questa è ancora al centro dei negoziati, però mi sembra che la situazione sia un po’ migliorata anche per la consapevolezza che stiamo arrivando a un punto forse di non ritorno.

D. – Siamo alla vigilia dell’incontro di Parigi: che cosa ci aspetta?

R. – Penso che a livello mediatico e morale sarà un successo. Tutti torneranno a casa dicendo che è stato un grande successo, e i singoli Paesi diranno che hanno ottenuto esattamente ciò che volevano. Quando l’obiettivo è impreciso, è più facile essere ottimisti. E in generale gli esperti, soprattutto i negoziatori, tendono a riflettere questa visione del mondo.








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