2015-11-21 13:49:00

Musulmani italiani in piazza per dire no al terrorismo


Il mondo islamico senza se e senza ma contro il terrorismo. Questo lo scopo della la manifestazione “Not in my name”, che si tiene nel pomeriggio a Roma, in Piazza Santi Apostoli, promossa dall’Unione delle comunità islamiche italiane per condannare le stragi di Parigi. Numerosi anche gli intellettuali e gli esponenti di altre religioni che hanno aderito all’appello. "Noi dobbiamo fare la nostra parte come musulmani e come cittadini italiani ed europei per combattere e sconfiggere il terrorismo, dobbiamo rimanere uniti contro questo male assoluto". Queste le parole di Abdallah Redouane, segretario generale della Moschea di Roma, ricevuto oggi dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, insieme agli altri rappresentanti delle comunità islamiche in Italia in vista della manifestazione. Sul significato di questo appuntamento, Elvira Ragosta ha intervistato il parlamentare italiano del Partito democratico, di origini marocchine, Khalid Chaouki, tra i promotori della manifestazione:

R. – E’ una risposta storica, a partire da Roma, contro il terrorismo in nome di Dio e in solidarietà con il popolo francese, musulmani da tutta Italia, e tutte le sigle insieme senza differenze, insieme a tante associazioni religiose e laiche, per affermare che la nostra società multireligiosa, multiculturale, non può cedere alla paura di fronte al terrorismo di matrice islamica.

D. – Una risposta culturale, lei dice, che viene dal basso, che deve necessariamente avvenire di pari passo con l’attività di intelligence e di sicurezza…

R. – Assolutamente sì. E’ ovvio che di fronte a questa aggressione militare nel cuore dell’Europa, ma che miete anche vittime dentro il mondo islamico - come è accaduto ieri in Mali - merita una risposta sicuramente di intelligence, di sicurezza, ma senza un’alleanza con la stragrande maggioranza silenziosa di musulmani in Italia e nel mondo, non riusciremo mai a combattere quest’estremismo. E penso che da Roma possa partire un messaggio molto importante, grazie anche al sostegno, alle parole molto importanti di Papa Francesco, in vista di un Giubileo che è storico per la sua natura, ma può essere anche una grande sfida per tutti noi.

D. – Dopo la manifestazione di questo pomeriggio, come continuare questo impegno?

R. – Penso che, innanzitutto, servirà aprire un tavolo istituzionale con lo Stato italiano, per definire un patto di cittadinanza attraverso un’intesa con i musulmani italiani, dove stabilire appunto quelle che sono le regole di convivenza, nel rispetto del diritto di culto, ma anche di piena trasparenza e legalità della presenza islamica italiana, del ruolo delle moschee e dell’imam. E successivamente è molto importante anche rafforzare il lavoro nell’ambito del dialogo interreligioso, del confronto soprattutto tra i giovani e dell’impegno a livello sociale per evitare gli errori di altri Paesi europei.

D. – Lei è tra i promotori di questa manifestazione lanciata dall’Unione delle comunità islamiche in Italia che ha ricevuto anche moltissime adesioni, sia da parte di intellettuali che di esponenti di altre religioni. Quali sono le previsioni per oggi pomeriggio?

R. – Credo che, nonostante il tempo, che non ci aiuta, ci sarà una risposta molto ampia e anche le adesioni di associazioni studentesche, universitarie, personalità – come diceva lei – istituzionali e non solo, associazioni sindacali. Insomma, penso che sarà una risposta davvero di coesione e di unità in un momento difficile per tutti, dove non possiamo rimanere ostaggio delle paure, dei pregiudizi e invece dovremmo affermare quelli che sono i nostri valori comuni.

D. – Si parla, a livello teologico, del problema dell’interpretazione del Corano. Come superare questo scoglio?

R. – Questo è un problema interno al mondo islamico, in questo momento di grave crisi, anche identitaria. Penso che gli imam, gli uomini di fede, i teologi, debbano prendere l’iniziativa in modo molto forte, con coraggio, garantendo spazi di libertà nel confronto interno al mondo islamico. E penso che anche i musulmani di Occidente, in un clima di maggiore libertà, potranno aiutare questo percorso fondamentale.

D. – La manifestazione di oggi serve anche a manifestare sostegno a quei musulmani che oggi in Europa vivono nella paura…

R. – Questo è uno dei messaggi che io sento ripetere più spesso, soprattutto dai più giovani: guai a fare il regalo più grande a Daesh, cioè quello di consegnare milioni di musulmani nella cella dell’estremismo. Oggi la stragrande maggioranza dei musulmani vive pacificamente insieme a noi, vuole appunto preservare la vita e combattere questi estremismi, e non possiamo vivere questi momenti alimentando islamofobia o paure. Quindi è un invito dalla piazza di oggi agli organi di informazione, ai rappresentanti politici, anche ad essere responsabili, a distinguere bene tra gli estremisti, i terroristi, e la stragrande maggioranza di persone che meritano rispetto e meritano sostegno in questo momento difficile.

D. – A proposito di quetso clima, anche lei è stato oggetto di minacce ed è sotto scorta da ieri sera…

R. – Purtroppo sì, il clima non è un clima molto positivo. C’è stato un degrado negli ultimi tempi, anche nel linguaggio pubblico. Noi, però, non dobbiamo arretrare di un millimetro di fronte a questa battaglia, che è una battaglia di civiltà, che riguarda il nostro destino comune. E penso che in questo momento, idealmente, da Roma, noi possiamo lanciare anche un grande messaggio di coraggio, nonostante tutte le difficoltà che tutti quanti possiamo trovare sulla via della convivenza.








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