2015-11-21 08:30:00

Musulmani in piazza a Roma per dire no al terrorismo


Una svolta nei rapporti con la società civile e lo Stato italiano “di cui siamo e ci riteniamo parte integrante”. E’ il senso dell’appello dei musulmani d’Italia, lanciato in vista della manifestazione nazionale convocata per oggi alle ore 15, in Piazza Santi Apostoli a Roma. Il servizio di Fabio Brenna:

“Not in my name” il titolo della manifestazione che parte da una “condanna con forza” della recente strage di Parigi, per esprimere – si legge in un comunicato – “vicinanza al popolo francese e a tutti i familiari delle vittime così barbaramente uccise”.

Promotori dell’appello, il Centro islamico culturale d’Italia con la Confederazione Islamica italiana, l’Unione delle Comunità islamiche d’Italia, il Coreis, il Tavolo interreligioso di Roma, l’Unione Medici arabi e altri intellettuali islamici, con esponenti cattolici, valdesi e delle Chiese evangeliche italiane.

E’ la condanna del terrore in ogni sua forma e della violenza nel nome di Dio a unire i firmatari dell’appello, per rivolgersi a tutte le comunità islamiche italiane perché si impegnino a contrastare “con tutte le loro forze” messaggi d’odio e di violenza incompatibili con l’islam, con il cristianesimo e con tutte le altre religioni e il loro messaggio di pace. E’ un mettersi poi a disposizione per collaborare a ogni iniziativa tesa a favorire il dialogo interreligioso e a contrastare ogni uso politico della religione. Yahya Pallavicini, del Coreis, Comunità religiosa islamica italiana:

“C’è del lavoro di educazione da fare per evitare quelle zone d’ombra, quelle ambiguità che evidentemente sono la conseguenza di una contaminazione culturale o di una crisi delle coscienze dove si confonde identità religiosa con politica, critica all’Occidente con la salvaguardia di una presunto “pensiero”. E invece, vanno favorite proprio le relazioni, mettendo in comunione tra di loro le identità spirituali, le sensibilità nei confronti della tradizione e della modernità e le appartenenze dell’Oriente e dell’Occidente, senza conflittualità, anche con una criticità, ma che sia una critica costruttiva, civile e autentica”.








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