2015-11-22 07:00:00

Ebola torna a far paura in Liberia: tre nuovi contagi


Tre nuovi casi di Ebola in Liberia, dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) l’aveva dichiarata debellata appena due mesi fa. Il primo a contrarla è stato un ragazzo di 15 anni che l’ha poi attaccata al padre e al fratello. I medici che lavorano sul posto la definiscono “quarta ondata”. Cosa si può fare dunque per contenere questi casi meno gravi ma più contagiosi? Veronica Di Benedetto Montaccini ha sentito Fabrizio Pregliasco, medico virologo e sovraintendente sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano:

R. – Purtroppo questa malattia, pur essendo diventata meno grave rispetto al passato, riesce a rimanere presente, magari con casi anche non conclamati ed evidenti, colpendo in contesti sociali dove non c’è un grande controllo, con la possibilità di infettare le persone. Quindi è un "fuocherello" che sembrava spento, ma che rinasce dalle braci.

D. – Quali sono i luoghi comuni su Ebola ancora da sfatare?

R. – È una malattia rilevante che non è conosciuta abbastanza, anche se esiste da più di trent'anni. Si trasmette - per fortuna - solo con il contatto del soggetto sintomatico, che ha quindi la malattia clinica evidente. E' stato verificato un rischio contagio con il contatto di sangue, secrezioni e anche via liquido seminale. Non vi sono assolutamente altre modalità di trasmissione. 

D. – Nel Rapporto del 1977 si citano delle Linee guida emerse anche dopo l'ultimo contagio. Oggi, queste linee non sono state rispettate?

R. – Non è facile, proprio perché la malattia, per la sua trasmissibilità e vicinanza, necessita la conoscenza, l’informazione e la consapevolezza da parte delle persone, ma anche un’attività sociale. La paura in quei Paesi ha portato in molti casi ad isolare i malati, a nasconderli, per la paura di perdere la vicinanza della comunità. È il malato sintomatico il principale trasportatore e untore della malattia. Quindi sono necessari l’informazione, la conoscenza e il controllo, ovviamente il più precoce possibile, del soggetto malato.

D. – Quali sono gli ultimi risultati della battaglia contro Ebola?

R. – Per quanto riguarda il trattamento dell’epidemia, c’è l’esigenza ma si riscontra ancora la difficoltà di trovare specifici anticorpi o comunque farmaci antivirali. Sul versante della vaccinazione, si sono visti interessanti risultati negli studi in vitro e sul modello animale che possono essere efficaci. Il problema della vaccinazione, però, non è solo il tecnicismo e l’individuazione dell’antigene specifico da utilizzare, ma è la tempistica con cui vengono fatti e soprattutto la sicurezza della vaccinazione. Questo vaccino, per poter essere utile, deve essere impiegato su larga scala. Quindi è fondamentale arrivare alla fine di studi che confermino l’applicabilità a livello di popolazione e non solo di pochi esperimenti.








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