2015-11-24 16:33:00

Argentina. Jorge Milia: Macri è cambiamento e speranza


In attesa dell'insediamento alla Casa Rosada del 10 dicembre, il neoeletto presidente argentino, Mauricio Macri, di origine calabrese, avrà stasera alle 19, (le 23 in Italia), il primo incontro con il capo dello Stato uscente, Cristina Fernandez de Kirchner. La riunione si terrà nella residenza ufficiale del presidente Kirchner in una località di campagna, a 22 chilometri a nord di Buenos Aires. Macri ha intanto chiesto le dimissioni dei vertici della Banca centrale. Vertici, che da parte loro, hanno assicurato di non voler "essere un ostacolo" per il  governo. Sul nuovo corso politico, Luca Collodi ha raccolto il commento di Jorge Milia, giornalista e scrittore argentino:

R. – Per la prima volta, abbiamo avuto con il ballottaggio un soffio di aria fresca in questo Paese, diviso talvolta dall’incomprensione. Magari anche una possibilità di ricominciare ad essere un Paese serio, basato sul lavoro. Questo significa l’alternanza democratica: la possibilità di ricominciare a parlare di rispetto e di coesistenza.

D. – L’Argentina, però, sembra uscire divisa dal ballottaggio…

R. – La differenza è piccola, il 2,85% in più per Macri. Sì, è piccola… Credo, però, che non dobbiamo parlare di due Paesi o di un Paese diviso. Macri ha battuto Scioli nei principali distretti del Paese: ha vinto nella città di Buenos Aires e nelle province di Cordoba, Santa Fe e Mendoza. Scioli ha guadagnato, invece, la provincia di Buenos Aires.

D. – Chi è il nuovo presidente argentino ?

R. – Mauricio Macri è un ingegnere. Anche questa è una cosa nuova per gli argentini, perché abitualmente i presidenti argentini sono avvocati. Mauricio Macri è un ingegnere, che ha cambiato il business del calcio quando era presidente del Boca Juniors. Poi è approdato in politica. Nella sua vita politica ha cominciato come capo del governo della città autonoma di Buenos Aires: ha avuto grandi problemi, ma ha anche fatto un lavoro che la gente ha riconosciuto. Negli ultimi anni è diventato il capo dell’opposizione.

D. – Macri dice di voler combattere la povertà. Ma per alcuni osservatori la sua sarà una politica neoliberista…

R. – Non credo. L’idea del neoliberalismo mi pare che sia un po’ lontana. Macri vuole rimettere l’Argentina in moto. Vuole farla ripartire. l’Argentina ha un grande problema per la mancanza di lavoro, ha problemi con l’esportazione e con l’importazione. Si è basata in questi anni unicamente sul sussidio dello Stato, molta gente riceve soldi senza fare niente e questo non va bene, per nessuno. L’idea è quella di recuperare il Paese che l’Argentina è stato: un Paese industrializzato e con produzioni diversificate, con possibilità di creare occupazione. Questa è la situazione base per il futuro dell’Argentina.

D. – In politica estera, l’Argentina guarderà più agli Stati Uniti e meno ai Paesi bolivariani?

R. – L’Argentina ha bisogno di un cambiamento profondo nelle relazioni estere, perché è scomparsa dal mondo. In altri tempi abbiamo avuto una reale importanza nel consesso mondiale. I nostri amici sono gli Stati bolivariani e l’Iran: la nostra situazione attuale è un po’ scarsa sul fronte estero. Penso che la politica estera sia un’area veramente importante per lo sviluppo del Paese.

D. – Cosa pensa la gente della vittoria di Macri?

R. – Al di là del fatto che il suo candidato abbia vinto o meno, al di là del fatto di aver votato per Scioli o per Macri, la gente è contenta perché desiderava un cambiamento. La gente è stanca di ascoltare "catene" nazionali. Penso voglia un’altra forma di relazioni, non vuole un confronto permanente. Vuole un Paese diverso, un’altra idea di Paese. Credo che tutto ciò rappresenti veramente un soffio di speranza.








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