2015-11-24 11:21:00

Cortile degli Studenti. Card. Ravasi: tornare ai grandi autori latini


Le ragioni per cui vale ancora la pena studiare il latino sono state al centro del “Cortile degli studenti” - emanazione del Cortile dei Gentili, la Fondazione che promuove il dialogo tra credenti e non credenti - che si è svolto ieri a Roma, nella sede del MAXXI (Museo delle Arti del Ventunesimo Secolo). Antonella Palermo ha seguito l’incontro a cui hanno partecipato classi di varie scuole superiori della capitale:

Il latino lingua sintetica, chiara, efficace, perciò viva, a discapito di quanto si potrebbe pensare. Alcuni studenti romani hanno detto la loro sull’utilità di questa lingua oggi:

R. - “Credo per capire meglio l’italiano che parliamo oggi”.

R. - “Anche per aprire la mente, ti insegna a ragionare”.

Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha simpaticamente interagito con gli studenti verificando la loro preparazione su alcune questioni latine di uso comune. Poi ha citato Antonio Gramsci: “Si impara il latino per essere se stessi e conoscere se stessi consapevolmente”, e si è soffermato su due peculiarità:

“La prima è un grande esercizio della mente che possa coniugare contemporaneamente la profondità e l’essenzialità. E la seconda quella di ritornare a questa straordinaria eredità sia classica sia cristiana che i grandi autori latini ci hanno lasciato in un tempo in cui domina l’apateismo, cioè l’indifferenza anche religiosa, la superficialità, la banalità e perfino la volgarità, ritornare a questi classici attraverso la potenza della loro lingua vuol dire anche ritrovare le ragioni dell’essere e dell’esistere”.

Il filosofo Giulio Giorello ha evidenziato il ruolo del latino come lingua non solo per il potere ma della libertà:

“E’ stata intanto la lingua di una grande rivoluzione che è la rivoluzione filosofico- scientifica su cui si fonda la nostra modernità. Galileo parla in volgare ma quando pubblica risultati tecnici usa il latino. Newton pensa addirittura in latino. Lo stesso vale per il materialismo di Thomas Hobbes. Senza Lucano non avremmo certe cose di Dante o di Shakespeare”.

Il Cortile degli studenti è stato promosso in collaborazione con la Pontificia Academia Latinitatis presieduta dal prof. Ivano Dionigi. Per lui è urgente una “ecologia linguistica”:

R. - E’ un paradosso. Nell’epoca del maximum dei mezzi di comunicazione del web, dei social, in tutto questo sciame comunicativo c’è il rischio del minimum dell’incontro e del livello più basso di comprensione. Noi non usiamo parole, usiamo vocaboli; apriamo il vocabolario e c’è un glossario morto. Le parole invece hanno una loro identità, una loro etimologia, una loro storia, una loro dignità. Bisogna essere parsimoniosi, bisogna usarle bene! Bisogna imparare i classici, il nostro latino che è mater non certa, ma certissima della nostra identità, anzitutto per parlare bene, per renderci conto delle parole. Il problema dei nostri ragazzi quando arrivano all’università non è solo che non sanno il latino, il problema è che non sanno l’italiano; la scuola, la modernità, deve essere non corriva, ma il contraltare.

D. - E’ un problema non solo culturale ma civile…

R. – E’ un problema civile oggi. Abbiamo oscillato tra il grammaticalismo e la chiacchiera letteraria: c’è mancato il rigore.








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