2015-11-24 12:00:00

Kenya, vescovo di Muranga: a Nairobi gente da tutto il Paese


In attesa dell'ormai imminente arrivo in Kenya del Papa, molti sono gli appelli all’unità della nazione e alla tolleranza che, in preparazione all’arrivo del Papa, i vescovi locali hanno rivolto alla popolazione keniana. Le parole di mons. James Wainaina Kungu, vescovo della diocesi di Muranga, al microfono dell'inviata, Adriana Masotti:

R. – Sì, siamo molto, molto contenti che il Papa abbia accettato di venire in Kenya, perché questo rafforzerà la fede della nostra gente, dei nostri cristiani. Tanta gente si sta preparando. Abbiamo tenuto già un congresso eucaristico: non a Nairobi ma in un’altra diocesi che è 150 km da Nairobi. Tanta gente si sta preparando per questa visita.

D. – Quindi, voi pensate che le persone arriveranno anche da lontano per partecipare alla Messa…

R. – Sì, è quello che noi ci aspettiamo, che tanta gente venga da tutti gli angoli del Paese.

D. – Qual è la situazione della Chiesa cattolica adesso, in Kenya?

R. – Diciamo che la Chiesa è sempre cresciuta bene, nel nostro Paese. Comunque, abbiamo delle sfide che vengono anche da altre Chiese che cercano di toglierci i nostri cristiani, quella è una sfida. Poi, ci sono le sfide della povertà: la Chiesa sta facendo il possibile per aiutare i poveri, cerchiamo di aiutare tutti per quanto riguarda la povertà.

D. – E ce n’è molta? E’ molto diffusa, o man mano c’è un certo sviluppo nel Paese?

R. – Dipende dai luoghi. In alcuni posti la gente è più povera, in altri si vede che la gente vive abbastanza bene. Lo sviluppo va dai centri, come le grandi città – Nairobi, Mumbasa – e poi lentamente ai paesi vicini. Adesso, si osserva tanta gente lasciare le campagne per andare in città…

D. – Si spostano in cerca di lavoro?

R. – In cerca di lavoro, alla ricerca di una vita migliore rispetto a quella che si vive nelle campagne.

D. – Nel programma della visita del Papa ci sarà anche una tappa in un quartiere povero di Nairobi, in una baraccopoli…

R. – Sì, il Papa ha voluto, nel programmare la sua visita, che ci fosse una visita anche in un posto così.

D. – Un altro momento importante sarà l’incontro interreligioso ed ecumenico. Qual è il rapporto tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e le altre religioni, in particolare l’islam?

R. – Con le altre religioni, come per esempio l’islam, tra i responsabili c’è accordo, si parlano, a volte si incontrano per fare qualcosa, per arrivare a una convivenza. Tra le persone del popolo non c’è questa capacità di comprendersi. Ci sono delle zone dove i cristiani sono trattati molto male dai musulmani: li trattano come schiavi, proprio come schiavi. Comunque sia, quelli che fanno questo “terrorismo” dicono chiaramente che vogliono fare male ai cristiani. Infatti, scelgono i cristiani, li uccidono e lasciano andare gli altri, i musulmani.

D. – Parlando proprio di questo, delle minacce, anche da parte del gruppo di al Shabaab che è presente in Kenya: vi sentite sicuri per quanto riguarda il Papa? Cosa state facendo per garantire la sicurezza?

R. – La visita del Santo Padre è anche una visita di Stato, quindi non è la Chiesa soltanto che accoglie il Santo Padre. Questo significa che lo Stato ha un suo meccanismo per garantire la sicurezza al Papa. Anche perché è una persona particolare e va in luoghi che sono preparati per riceverlo: per questo si può dare la sicurezza richiesta. Noi siamo tranquilli, siamo tranquilli. Io credo non ci sarà alcuna violenza durante la sua visita.








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