2015-11-24 18:12:00

L'Africa che visiterà il Papa


La pace e la giustizia, la lotta alla corruzione, l'unità nazionale, la salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità sono temi cruciali per le regioni che il Papa visiterà nei prossimi giorni. Tutto visto nell'orizzonte della povertà che Francesco vorrà guardare da vicino e toccare con mano. "Abbiamo visitato lo slum di Kangemi, attorno a Nairobi, in Kenya - racconta Adriana Masotti, inviata RV - e si resta impressionati quando vedi con i tuoi occhi certe realtà. Si consideri che questa bidonville, dove opera una comunità di padri gesuiti nella parrocchia di S. Giuseppe Lavoratore, non è neppure tra le più misere. Ce ne sono sette di slum e hanno tutti la caratteristica di contiguità con la parte residenziale della città. Ville a parchi e accanto baracche in lamiera dei più poveri. Tantissimi bambini che sorridono. Kangemi è lo slum dell’amicizia, c’è più tranquillità rispetto agli altri, vi si improvvisano anche dei negozietti". 

"La visita del Papa ha già portato un effetto qui: la sistemazione di una strada che porta alla chiesa, l’aumento dei lampioni e quindi la possibilità di illuminazione del quartiere", riprende la nostra inviata che, sulle misure di sicurezza nel Paese dichiara: "I vescovi si dicono sereni. E’ il governo che ha invitato il Papa e ha dunque la responsabilità di garantire la sicurezza. I controlli sono molto diffusi, nonostante la gente ha paura di altri attentati". 

"In tutti e tre i paesi la comunità cristiana trarrà energia da questo Viaggio Apostolico", spiega Raffaello Zordan, giornalista della redazione di Nigrizia, il mensile dei padri Comboniani, che ci introduce alle realtà più problematiche dell'Uganda e della Repubblica Centrafricana. "Il 47% della popolazione ugandese è cattolica. E' un paese tenuto col pugno di ferro, sta dando una mano al presidente del Sud Sudan che ha affrontato la guerra civile di cui conosciamo gli esiti. Il Papa comunque troverà un paese tranquillo. La sua visita e l'essere ambasciatore di pace e di misericordia faranno certamente bene sia al governo che all’opposizione. Ricordare il modo raccapricciante con cui morirono i martiri ugandesi tra il 1885 e il 1887 da l’idea che siamo in una nazione dove il cristianesimo ha una sua forza e una sua coesione all’interno non trascurabile. Certo, da qui a riuscire a dare una trasformazione all’intera società, ce n’è di strada", precisa Zordan. 

Il Centrafrica è la tappa più delicata. "Il Papa sa bene che la sicurezza può essere dappertutto e da nessuna parte (non indosserà il giubbotto antiproiettile e l’auto sarà scoperta). Ha scelto di andare lì, ci andrà, stop. Aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica di Centrafrica. Il problema non è tanto la sicurezza dunque, è che su quel terreno ci sono situazioni complicate, contrapposizioni che dicono di un paese che non è mai stato sovrano. Questo è il nodo centrale. C’è un governo di transizione che lavora in questa direzione ma non sarà facile. Il Papa si reca in quella situazione di emergenza, ma dobbiamo spiegare che l'emergenza va inquadrata in questo scenario". 

 








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