2015-11-26 12:56:00

Russia taglia forniture gas all'Ucraina. Kiev chiude spazio aereo


La pressione del gas naturale russo che arriva in Bulgaria è diminuita dopo che Mosca ha sospeso ieri le forniture all’Ucraina. La società russa Gazprom ha infatti adottato il provvedimento denunciando mancati pagamenti da parte di Kiev e ventilando conseguenze sui flussi verso l'Europa. Immediata la risposta dell’Ucraina, che ha vietato il proprio spazio aereo a tutte le compagnie russe, dopo che già nel mese di ottobre aveva sospeso i voli diretti con Mosca. Un nuovo capitolo della crisi energetica, dunque, che giunge nel pieno delle tensioni per l’abbattimento in Siria del jet russo da parte dell’aviazione turca. Giada Aquilino ne ha parlato con Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali:

R. – Farlo in questo momento assume un significato politico molto importante, perché siamo in un contesto in cui le temperature in Europa si stanno abbassando e quindi la domanda di gas potrebbe crescere e soprattutto il deterioramento dei rapporti con la Turchia potrebbe influenzare lo sviluppo di nuove ‘pipeline’ future. Quindi, in un contesto di politica globale e di confronto globale tra Mosca e l’Occidente, la questione del gas e il raffreddamento dei rapporti con la Turchia si trovano sullo stesso tavolo di gioco e rischiano di influenzare ulteriormente i rapporti tra Europa e Russia.

D. – Bruxelles rassicura, ma la pressione del gas russo in Bulgaria è diminuita. Potrebbero esserci conseguenze per il resto d'Europa?

R. – Dipende dalla capacità che avranno le istituzioni dei singoli Paesi membri ed europee di parlare con Gazprom. La Russia dispone del gas non solo come risorsa energetica, ma come arma strategica: quindi non si può escludere a priori che, in caso di peggioramento dei rapporti o di mancanza di dialogo, i russi possano provare a paventare lo spettro di una diminuzione dei flussi. E’ anche opportuno però sottolineare che quando si fa business tutte e due le parti – quindi il compratore e il venditore - sono interessate al fatto che il gas venga venduto ed acquistato. Quindi i russi, in un momento in cui la loro economia non è in particolare posizione di forza, hanno bisogno del cash europeo e potrebbero pensarci due volte prima di interrompere i flussi e quindi di non intascare i pagamenti.

D. – Che momento è per l’Ucraina e in particolare per i pagamenti che Kiev deve per le forniture di gas?

R. – Dal punto di vista economico, l’Ucraina è in un momento di difficoltà sia per problemi strutturali, sia perché è in corso un profondo processo di riforma di tutto il sistema. L’Ucraina è indebitata non solo con la Russia per questi pagamenti, ma anche con una serie di soggetti internazionali per alcuni crediti che ha ricevuto nel corso degli anni. Kiev è sicuramente in una posizione di svantaggio. Però il gas in Ucraina può arrivare anche attraverso altri canali: quelli del cosiddetto ‘reverse floating’, ossia altri Paesi che ricevono il gas russo, attraverso altre ‘pipeline’, lo pompano verso l’Ucraina. Ci si augura comunque che almeno la popolazione ucraina non debba affrontare pesanti disagi.

D. – Anche perché è aggravata ancora dalle conseguenze della guerra…

R. – Assolutamente sì. In questo momento la guerra in Donbass vive un momento di stallo. Per fortuna la violenza si è assai ridotta rispetto ai mesi precedenti, però la situazione resta sempre esplosiva: basta poco affinché ci siano nuove ed estese manovre militari. Speriamo che l’inverno e che le difficoltà tecniche che la stagione fredda porta siano anche un disincentivo ad operazioni su larga scala.








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