2015-11-26 10:07:00

Messa a Nairobi. Papa: famiglia frena il deserto del materialismo


“L’avanzata dei nuovi deserti” del materialismo e dell’indifferenza si contrasta irradiando nella società l’amore di Dio, attraverso gesti di fraternità e di sostegno ai più poveri. Questo il messaggio affidato da Papa Francesco alla folla di migliaia di persone che ha partecipato alla Messa nel campus dell’Università di Nairobi. Francesco ha chiesto di difendere la vita e la famiglia “dall’arroganza” che ferisce la dignità umana. Il servizio di Alessandro De Carolis:

In Africa, si sa, la fede danza. L’anima che prega ha bisogno di un corpo in movimento per parlare con Dio. La prima Messa di Francesco nel continente che ha visto nascere i progenitori dell’uomo ha l’ineguagliabile colonna sonora dei canti e dei balli delle antichissime tradizioni tribali del Kenya, sulle quali in cinque secoli il Vangelo ha innestato il suo messaggio.

A ritmo di kayamba
Il cuore del campus dell’Università di Nairobi è l’“Uhuru Park”, dove per tre volte Giovanni Paolo II ha celebrato Messa. La costruzione “open” che accoglie l’altare è circondata da ampi tendoni bianchi, sotto i quali trova riparo un coro smisurato e colorato dove tutti – preti, suore, seminaristi, bambini, anziani – si muovono a tempo di musica e di percussioni, come la qui notissima “kayamba”. L’energia contagia anche l’aplomb istituzionale delle autorità, il presidente Kenyatta e sua moglie sono i primi ad assecondare il ritmo con la testa e le mani. Così tutto, anche l’atto penitenziale che apre la liturgia, mostra un altro volto della contrizione cristiana sconosciuto all’Occidente, non il mea culpa di un cuore spesso intristito, ma una richiesta che sa di poter bussare con gioia al cuore di un Padre buono.

Famiglie, “benedizione” della società
La pioggia che bagna l’area sembra parte della coreografia, serenamente ignorata da molta parte della folla. E di acqua che irriga parla anche Francesco. “Il Signore ci dice che farà sgorgare acqua nel deserto”, facendo fiorire “una terra assetata”, afferma all’inizio dell’omelia. “La società del Kenya – osserva – è stata a lungo benedetta con una solida vita familiare, con un profondo rispetto per la saggezza degli anziani e con l’amore verso i bambini”:

“La salute di qualsiasi società dipende dalla salute delle famiglie. Per il bene loro e della comunità, la fede nella Parola di Dio ci chiama a sostenere le famiglie nella loro missione all’interno della società, ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna, poiché tutti noi siamo fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana”.

Fermare i nuovi deserti
La prosa del Papa è pacata e cadenzata dalle immagini rurali della Bibbia e dei Salmi che si intonano con cura a una civiltà ancorata a radici solide. A queste si richiama Francesco sapendo di essere ben compreso mentre ricorda che “in obbedienza alla Parola di Dio”, siamo “chiamati ad opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anziani e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati”:

“Siamo chiamati a rispettarci e incoraggiarci a vicenda e a raggiungere tutti coloro che si trovano nel bisogno. Le famiglie cristiane hanno questa missione speciale: irradiare l’amore di Dio e riversare l’acqua vivificante del suo Spirito. Questo è particolarmente importante oggi, perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura dell’egoismo materialismo e dell’indifferenza verso gli altri”.

Appello ai giovani
La missione cristiana invece è di vivere, afferma Francesco, da “uomini e donne che siano canali della grazia di Dio, che permettano alla sua misericordia, benevolenza e verità” di costruire “una casa che sia un focolare” per vivere in “armonia” come fratelli. Una casa in cui i giovani sono gli abitanti più speciali. A loro si appella il Papa, nel luogo in cui l’anno scorso in più di 7.500 hanno conseguito una laurea e che costituiranno l’ossatura del Kenya di domani:

“I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della Parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana. Vi stiano sempre a cuore le necessità dei poveri; rigettate tutto ciò che conduce al pregiudizio e alla discriminazione, perché queste cose – lo sappiamo – non sono di Dio”.

L’omelia, pronunciata in italiano e tradotta in inglese, termina in lingua locale con l’ormai usuale, per Francesco, “Dio benedica il Kenya”:

“Mungu abariki Kenya!”








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