L’Uganda è un Paese dalle molteplici sfide, dove la crescita economica si accompagna a una forte emarginazione. Una terra che oggi vive perlopiù in pace e riconciliazione, dopo anni di violenza e miseria estreme. I traguardi raggiunti, ma anche le sfide ancora in piedi, sono state i temi della lettera pastorale che i vescovi del Paese hanno inviato a tutti i fedeli, non solo per prepararli all’arrivo di Papa Francesco, ma anche per invitarli a vivere la loro fede e ad una riflessione sul loro impegno quotidiano. Filomeno Lopes, ha intervistato il presidente della Conferenza episcopale ugandese, mons. John Baptist Odama:
R. – The people of Uganda are excited, and most
of the population is young…
La popolazione dell’Uganda è in grande fermento per
l’attesa, la maggior parte della popolazione è giovane. Da quando venne Giovanni Paolo
II a visitarci, molti dei giovani di allora sono cresciuti e sono desiderosi di incontrare
di nuovo il Papa. Hanno sentito di Papa Francesco e sono felici. L’opera di preparazione
nella preghiera per la sua visita è stata molto accurata: tutti hanno collaborato!
Il governo, la Chiesa, la gente comune e così via... Tutti hanno collaborato perché
questa visita sia un successo.
D. – Cosa pensa che la gente si aspetti da Papa Francesco, quale suo messaggio?
R. – For sure the Pope, as he comes, is message
of brotherhood and sisterhood, all in feature…
Intanto, il Papa con la sua stessa venuta sicuramente
porta un messaggio di fratellanza. Poi, viene a promuovere la pace, il dialogo e la
riconciliazione e l’unità tra le persone. Così come il sostegno ai poveri, coloro
che – come dice lui – sono abbandonati sul ciglio della strada. Lui vuole che si sia
attenti a loro. Credo che lui voglia che l’Uganda, nel suo insieme, si risvegli a
questo valore: di cura per i poveri, per i deboli, per i malati. Parlando con le autorità,
sottolineerà anche questo concetto: quello del servizio. Essere “capo” significa servire.
Devono aspirare ad essere “capi” per poter servire la gente!
D. – L’Uganda sta vivendo un periodo di pace, dopo anni di grande difficoltà. E’ però questo un momento cruciale per la pace in tutta la regione. Ne vediamo un esempio in Burundi…
R. – Although he may not necessarily engage himself
in local politics or local situations on the ground…
Non penso che Papa Francesco si impegnerà direttamente
nei fatti di politica locale o di situazioni locali, mentre penso che sicuramente
indicherà principi generali, valori generali, che devono essere confermati e difesi,
in particolare dai leader politici. Qui, in Uganda, ci saranno le elezioni, tra due-tre
mesi: non so cosa dirà al nostro presidente e ai nostri leader politici, ma sicuramente
ribadirà il concetto di fratellanza cristiana, della necessità di una vita spirituale
in pace, di una vita spirituale nell’unità e dello spirituale apprezzamento del valore
dei diritti umani. Credo che toccherà questi tasti. Il Burundi vive un momento triste
e non so cosa il Papa possa dire in proposito. Ma con le persone del Kenya ha usato
parole molto belle, ha detto loro: “Mi aspetto da voi, gente del Kenya, di tenere
alti i valori predicati dal Vangelo: la giustizia, la pace, la riconciliazione, il
dialogo”.
D. – In Kenya Francesco ha sottolineato fortemente la necessità del dialogo tra i leader religiosi per favorire la pace. L’Uganda è un caso interessante, perché l’atmosfera religiosa è tutelata dai Martiri che avete in comune con i protestanti …
R. – Uganda, I must say, is a lucky Country: from
1963, three religious leaders – the Anglican leader…
L’Uganda, devo proprio dirlo, è un Paese fortunato:
dal 1963, tre leader religiosi, anglicano, cattolico e ortodosso, hanno deciso di
unirsi e di istituire quello che hanno chiamato il “Consiglio cristiano unito dell’Uganda”.
Da allora, continuiamo a promuovere l’armonia tra i leader religiosi, in particolare
il gruppo cristiano.
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