2015-11-26 15:28:00

Mons. Odama: Uganda aspetta il messaggio di pace di Francesco


L’Uganda è un Paese dalle molteplici sfide, dove la crescita economica si accompagna a una forte emarginazione. Una terra che oggi vive perlopiù in pace e riconciliazione, dopo anni di violenza e miseria estreme. I traguardi raggiunti, ma anche le sfide ancora in piedi, sono state i temi della lettera pastorale che i vescovi del Paese hanno inviato a tutti i fedeli, non solo per prepararli all’arrivo di Papa Francesco, ma anche per invitarli a vivere la loro fede e ad una riflessione sul loro impegno quotidiano. Filomeno Lopes, ha intervistato il presidente della Conferenza episcopale ugandese, mons. John Baptist Odama:

R. – The people of Uganda are excited, and most of the population is young…
La popolazione dell’Uganda è in grande fermento per l’attesa, la maggior parte della popolazione è giovane. Da quando venne Giovanni Paolo II a visitarci, molti dei giovani di allora sono cresciuti e sono desiderosi di incontrare di nuovo il Papa. Hanno sentito di Papa Francesco e sono felici. L’opera di preparazione nella preghiera per la sua visita è stata molto accurata: tutti hanno collaborato! Il governo, la Chiesa, la gente comune e così via... Tutti hanno collaborato perché questa visita sia un successo.

D. – Cosa pensa che la gente si aspetti da Papa Francesco, quale suo messaggio?

R. – For sure the Pope, as he comes, is message of brotherhood and sisterhood, all in feature…
Intanto, il Papa con la sua stessa venuta sicuramente porta un messaggio di fratellanza. Poi, viene a promuovere la pace, il dialogo e la riconciliazione e l’unità tra le persone. Così come il sostegno ai poveri, coloro che – come dice lui – sono abbandonati sul ciglio della strada. Lui vuole che si sia attenti a loro. Credo che lui voglia che l’Uganda, nel suo insieme, si risvegli a questo valore: di cura per i poveri, per i deboli, per i malati. Parlando con le autorità, sottolineerà anche questo concetto: quello del servizio. Essere “capo” significa servire. Devono aspirare ad essere “capi” per poter servire la gente!

D. – L’Uganda sta vivendo un periodo di pace, dopo anni di grande difficoltà. E’ però questo un momento cruciale per la pace in tutta la regione. Ne vediamo un esempio in Burundi…

R. – Although he may not necessarily engage himself in local politics or local situations on the ground…
Non penso che Papa Francesco si impegnerà direttamente nei fatti di politica locale o di situazioni locali, mentre penso che sicuramente indicherà principi generali, valori generali, che devono essere confermati e difesi, in particolare dai leader politici. Qui, in Uganda, ci saranno le elezioni, tra due-tre mesi: non so cosa dirà al nostro presidente e ai nostri leader politici, ma sicuramente ribadirà il concetto di fratellanza cristiana, della necessità di una vita spirituale in pace, di una vita spirituale nell’unità e dello spirituale apprezzamento del valore dei diritti umani. Credo che toccherà questi tasti. Il Burundi vive un momento triste e non so cosa il Papa possa dire in proposito. Ma con le persone del Kenya ha usato parole molto belle, ha detto loro: “Mi aspetto da voi, gente del Kenya, di tenere alti i valori predicati dal Vangelo: la giustizia, la pace, la riconciliazione, il dialogo”.

D. – In Kenya Francesco ha sottolineato fortemente la necessità del dialogo tra i leader religiosi per favorire la pace. L’Uganda è un caso interessante, perché l’atmosfera religiosa è tutelata dai Martiri che avete in comune con i protestanti …

R. – Uganda, I must say, is a lucky Country: from 1963, three religious leaders – the Anglican leader…
L’Uganda, devo proprio dirlo, è un Paese fortunato: dal 1963, tre leader religiosi, anglicano, cattolico e ortodosso, hanno deciso di unirsi e di istituire quello che hanno chiamato il “Consiglio cristiano unito dell’Uganda”. Da allora, continuiamo a promuovere l’armonia tra i leader religiosi, in particolare il gruppo cristiano.








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