2015-11-27 11:00:00

Padre Lombardi: grande vitalità della Chiesa in Kenya


Al termine della giornata di ieri a Nairobi, Adriana Masotti ha intervistato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al seguito del Papa, a partire dall’incontro con il clero e i religiosi del Kenya:

R. – Ma, io sono stato molto colpito da questo incontro, perché dava il segno chiaro della vitalità della Chiesa missionaria qui, in Kenya. Un numero impressionante di religiose e religiosi, sacerdoti, seminaristi – sotto quella tenda ci saranno state 8 mila persone, e sono ancora di più, mettendole insieme tutte – che danno la loro vita per l’annuncio del Vangelo e per una grande quantità di attività straordinarie nel campo dell’educazione: si parla di oltre 8 mila scuole, di attività nel campo della salute, ci sono gli ospedali, i dispensari, le cure di tutte le persone in difficoltà, ci sono quelli che si occupano di curare i malati di aids – e ci sono anche le attività di carità e di presenza con gli emarginati … Veramente, è una cosa molto bella! Si vede la Chiesa nella sua vitalità, nelle persone che poi hanno dedicato la loro vita. E il Papa, in questi momenti è accolto con grandissimo entusiasmo, naturalmente, da persone che amano profondamente il Signore e la Chiesa e entra in sintonia con loro e quindi è normale che non faccia un discorso formale, non legga un discorso formale preparato, anche se la preparazione è sempre utile per far circolare delle idee, raccoglierle e così via … Però, quando ci si trova nella situazione del rapporto diretto con delle persone così calde, così entusiaste, il Papa sente sempre la necessità di rivolgersi a loro dal cuore, con dei temi che gli sono cari: che magari noi abbiamo già sentito anche altre volte in situazioni analoghe, ma sono sempre detti con la vivacità della prima volta, cose che sono dette dal cuore per le persone che sono lì, presenti: l’amore per Gesù Cristo, l’idea del servizio e del non farsi servire, la preghiera, il ricordarsi del Signore, il rifiutare ogni forma di mondanità, di ricerca di successo perché invece uno si dedica completamente a Dio e al servizio degli altri … Insomma, sono temi molto belli che poi il Papa sa esprimere con concretezza, come quando dice, appunto: “Bisogna entrare da Gesù, che è la porta, e non entrare dalla finestra. Bisogna entrare sempre dalla porta centrale, che è Gesù Cristo: le altre vie che non sono genuine, vanno lasciate da parte”. E quindi ha sempre un grande successo, perché le persone sentono la sua vicinanza e la sua sincerità. Io l’ho trovato un incontro veramente bellissimo e sono quasi sempre così, devo dire: ricordo anche gli incontri in Albania, con le persone che avevano sofferto sotto il comunismo … Ogni Paese ha la sua specificità. Ma qui, questi missionari e gli africani e le africane, che sono un po’ il frutto dell’evangelizzazione, danno un senso di gioia, di canto, di vivacità particolarmente entusiasmante.

D. – Tanta concretezza mi è sembrata anche nel discorso alle Nazioni Unite: un discorso molto ampio, completo … Ha parlato di commercio equo, ha parlato di traffici illeciti, del clima, della salvaguardia della natura, della Terra. Mi sembrava che la preoccupazione – o meglio – l’appello fosse alla comunità internazionale, agli Stati: “Cambiate rotta, perché così non è possibile andare avanti!”…

R. – Sì: in questo senso, questo discorso si poneva in continuità diretta con l’enciclica “Laudato si’”, con il discorso alle Nazioni Unite di New York, con altri interventi che il Papa ha fatto sulle tematiche del rapporto tra la buona amministrazione dei beni di questa Terra, della Creazione e la giustizia. Quindi questa impostazione molto caratteristica, questa sintesi splendida che il Papa ha saputo fare delle due dimensioni: la responsabilità verso la Creazione, la Natura è strettamente connessa con la responsabilità verso le persone che abitano la Casa comune, verso i popoli,  verso le persone che devono usare le risorse delle creature per vivere degnamente, per vivere giustamente, per vivere in pace e in armonia con la Creazione e con gli altri. Allora, questa è una linea che noi conosciamo ma che sempre di più dimostra la sua efficacia e il suo valore. Teniamo conto che qui, nella sala di Nairobi, avevamo esattamente i rappresentanti di tutti i popoli che si incontrano in questa sede specifica delle Nazioni Unite per discutere i problemi dell’ambiente e dell’habitat: quindi erano proprio gli interlocutori diretti di questo tipo di discorso e potevano capirne in modo particolare la vivacità e l’attenzione. Poi c’è stato anche, però, qualche aspetto aggiuntivo: per esempio, i temi del commercio, i temi dell’attenzione negli accordi commerciali che riguardano i farmaci, a tenere conto delle necessità della cura dei poveri che magari non erano stati così sviluppati in altri discorsi del Papa. E poi, questi aspetti un po’ più africani: il riferimento, per esempio, alla biodiversità nel bacino fluviale del Congo, del bracconaggio o del contrabbando e del commercio illecito di pietre preziose o di prodotti animali o dell’avorio con la strage degli elefanti che toccano molto queste aree dell’Africa e che quindi hanno dato proprio un tono di attenzione specifica al luogo e a questi luoghi in cui il Papa si trova . Però, come ha detto giustamente uno dei tre direttori che hanno accolto il Papa: “Qui, dal cuore dell’Africa, il Papa parla a tutto il mondo!”. Quindi, questa tematica ambientale e di buon equilibrio tra le ricchezze della Creazione, la giustizia e lo sviluppo buono dei popoli sono state dette dal cuore di un Continente che ha un estremo bisogno di questi messaggi, al mondo intero.

D. – Nell’incontro del Papa con i rappresentanti delle altre Chiese cristiane e delle altre religioni, di nuovo il Papa ha detto: “Il dialogo è essenziale” …

R. – Sì: questa è anche una costante di tutti i viaggi del Papa. Attorno al Papa vediamo che i leader delle diverse confessioni cristiane e delle diverse religioni si incontrano, e si incontrano molto volentieri; sentono nel Papa un riferimento che non dà loro soggezione, ma li entusiasma a coltivare insieme la responsabilità per il servizio comune, come leader religiosi, al bene comune dei popoli che loro servono. E quindi, il dialogo interreligioso e tra le diverse confessioni cristiane porta alla pace, porta alla buona educazione dei giovani ai valori della convivenza, della pace e dello spirito, della dignità della persone e aiuta a resistere, invece, alle tentazioni di un materialismo che li porta verso le tentazioni della violenza, dell’estremismo, del perdere la loro vita dietro alle droghe o dietro a false promesse di felicità. Questo i leader religiosi lo sentono come una responsabilità comune e il Papa è capacissimo di incanalare questa energia comune delle persone che credono in Dio e amano Dio verso questi obiettivi fondamentali dell’umanità e dei popoli e qui, anzi, anche dei popoli africani.








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