2015-11-26 12:15:00

Papa Francesco tra i poveri dello slum di Kangemi a Nairobi


L’incontro con i poveri non mancherà in nessuna delle tappe di questo 11.mo viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa. A Nairobi, Francesco ha chiesto di poter visitare la baraccopoli di Kangemi, in cui vivono circa 100 mila persone. In particolare, nella terza giornata del viaggio, si recherà nella parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, retta da una comunità di Gesuiti, che nel quartiere sono impegnati con diverse iniziative a favore di ragazzi e mamme in difficoltà. Kangemi è però solo una delle tante bidonville sorte nella capitale keniana. Linda Bordoni ha intervistato Titus Mwangi, operatore sociale a Mathare e cofondatore di un progetto di sostegno per i bambini di quella baraccopoli:

R. - Mathare Slum is not that huge…
Lo slum di Mathare non è tanto grande: è formato da diverse parti e villaggi. C’è quindi il Nord di Mathare che è composto dalla classe “medio-alta” e che è formato da blocchi di edifici che, in definitiva, sono abusivi, con abitazioni di 10 metri per 10, che ospitano famiglie tra le 4 e le 7 persone. In un blocco possono esserci 10 abitazioni, con un bagno e una toilette: e questa è la parte diciamo ricca di Mathare. E poi abbiamo una situazione di slum “consueta”, come la conosciamo abitualmente. Mathare si sviluppa lungo il fiume Nairobi. Questo territorio si estende per 1.7 km, con una popolazione di 200 mila persone o qualcosa del genere. Ma sicuramente a Mathare vivono tra le 400 e le 800 mila persone.

D. – E questo è solo uno delle slum di Nairobi …

R. – This is the oldest slum in Nairobi…
Questo è il più antico slum di Nairobi. Se vai a vedere come si sviluppa, ti rendi conto che è sempre vicino a dove vivono i ricchi. Così, come la popolazione di Mathare vive accanto a “Muthaiga”, che è una delle zone più ricche di Nairobi e dove le case possono costare anche 5 milioni di euro. Quello che trovi la mattina, andando a lavorare, per esempio, sono persone che si dirigono verso Muthaiga, dove lavorano come giardinieri, domestiche o cose del genere, e che la sera vedi tornare indietro, a piedi. C’è poi Kibira e altri slum più piccoli; le persone che vivono vicino all’aeroporto vivono in uno slum che si chiama Mukuru. Quindi ci sono slum dappertutto e accanto ad essi vivono persone che sostanzialmente sono ricche o che appartengono alla classe medio-alta.

D. – Papa Francesco ha in programma di visitare lo slum di Kangemi: è una sua grande preoccupazione quella di stare con i poveri, infatti ha posto i poveri al centro, al cuore, del suo Pontificato. La gente di Mathare sa che il Papa è a Nairobi?

R. – Yes, I think it’s the whole Country…
Sì, penso che lo sappia tutto il Paese. Noi kenioti vorremmo proprio tanto che lui parlasse davvero del divario fra i ricchi e i poveri. Ogni giorno, infatti, in questo Paese milioni e milioni di scellini vengono rubati: questa, secondo me, non è nemmeno più corruzione, questo è saccheggio! Kangemi, lo slum dove il Papa vuole andare, si trova accanto al quartiere ricco di Westlands, un’altra zona di lusso. Quindi, per me la cosa importante è fermare la corruzione, il saccheggio. E speriamo che il Papa dica cose forti perché la popolazione del Kenya è davvero arrabbiata. Siamo arrivati sull’orlo di un colpo di Stato, siamo disperati veramente. Il problema è che non si si fa niente, non si vede nessun passo, nulla, che sia volto a perseguire queste persone che rubano i fondi pubblici.

D. – Quanto è importante la Chiesa cattolica in una situazione come questa?

R. – Well, I have worked in the Church for long …
Io stesso lavoro nell’ambito della Chiesa da molto tempo – sono missionario laico. Io sono cattolico. Posso dire che a un certo punto, la Chiesa cattolica è stata sostanzialmente come un piccolo governo, perché forniva quei servizi che in realtà avrebbe dovuto fornire il governo. Quindi, per i bambini di strada la Chiesa cattolica è stata davvero determinante. Ha giocato un ruolo importante, dando voce anche a coloro di cui nessuno realmente si preoccupava, come i bambini di strada, le madri adolescenti... Sì, specie all’inizio abbiamo lavorato a stretto contatto con la Chiesa.








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