2015-11-26 10:00:00

Il Papa a Nairobi: la povertà alimenta il terrorismo, si investa sui giovani


Mungu abariki Kenya! Dio benedica il Kenya! Sono le prime parole di Papa Francesco in swahili, la lingua ufficiale del Paese. Le ha pronunciate al termine del discorso nel Palazzo presidenziale dove si è tenuta la cerimonia di benvenuto. Francesco è arrivato alle 16.40 all’aeroporto “Jomo Kenyatta” di Nairobi, in anticipo rispetto al previsto. Qui è stato accolto dal presidente Uhuru Kenyatta con la moglie, dalle autorità civili e religiose, da canti e danze tradizionali. Il servizio della nostra inviata a Nairobi, Adriana Masotti:

Società multietnica giusta e inclusiva
Un’accoglienza davvero calorosa quella offerta al Papa all’aeroporto di Nairobi, ma siamo in Africa e l’Africa è anche colori, suoni, gioia e vitalità. Poi il percorso in automobile fino al Palazzo presidenziale per la cerimonia di benvenuto, l’incontro privato con il presidente e il primo discorso alle autorità e il corpo diplomatico. Papa Francesco sa di parlare a chi ha grandi responsabilità: il Kenya, dice, “è una Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità, che interpreta un ruolo significativo nella regione”, con altre Nazioni africane "vuole edificare sul rispetto vicendevole, sul dialogo e sulla cooperazione “una società multietnica che sia realmente armoniosa, giusta e inclusiva”. E’ anche "una Nazione di giovani”:

“Proteggere i giovani, investire su di essi, è il modo migliore per poter assicurare un futuro degno dei valori spirituali cari ai loro anziani, valori che sono il cuore e l’anima di un popolo”.

Salvaguardia della natura
Nel discorso il Papa affronta poi il tema ambientale, cruciale in Africa. Il Kenya possiede una immensa bellezza e un’abbondanza di risorse naturali, afferma, ma la crisi ambientale in corso esige una sempre maggiore sensibilità nei riguardi del rapporto tra gli esseri umani e la natura:

“Noi abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni e abbiamo il dovere di amministrare in modo giusto i doni che abbiamo ricevuto”.

Povertà e frustrazione alimentano terrorismo
C’è “un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo”. Non vi può essere un rinnovamento del rapporto con la natura senza il rinnovamento dell’umanità stessa. E a questo fine è necessario, prosegue il Papa, “operare per la riconciliazione e la pace”. “L’esperienza, dice Francesco, dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”. Quindi conclude:

“Vi incoraggio ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune e a promuovere uno spirito di solidarietà. Vi chiedo di mostrare preoccupazione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni dei giovani e per una giusta distribuzione delle risorse con le quali il Creatore ha benedetto il vostro Paese”.

In ricordo della presenza di Papa Francesco nel parco del Palazzo presidenziale è stato piantato un giovane ulivo segno di fiducia nel futuro.








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