2015-11-28 17:01:00

De Palo nuovo presidente Forum Famiglie: in 3 anni fisco più equo


“L’Italia ha bisogno di famiglia, realizzeremo il quoziente familiare in 3 anni”. E’ la sfida lanciata da Gianluigi De Palo il nuovo presidente eletto oggi dal Forum delle Associazioni familiari. 39 anni sposato, papà di 4 figli ha un lungo passato nell’associazionismo cattolico (già presidente delle Acli di Roma e del Forum delle Famiglie del Lazio è stato assessore tecnico alla famiglia e alla scuola del Comune di Roma e consigliere capitolino). Nell’ottobre del 2014 è stato il promotore del “movimento dei passeggini” per la difesa delle famiglie a fronte degli aumenti ingiustificati delle tariffe degli asili nido. Non si può più parlare di aiuto alle famiglie - ribadisce De Palo - ma di giustizia sociale. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. – Provo una grande gioia, un senso di responsabilità grande e anche il desiderio di vincere una sfida che da troppo tempo l’Italia non riesce a vincere.

D. – Ma che vuol dire “famiglia”, oggi?

R. – La famiglia è la cosa più importante che esiste in Italia, oggi; la realtà che ci fa risparmiare più risorse, che produce più bene, che addirittura fa da ammortizzatore sociale – un welfare gratuito – e soprattutto è bellezza che tutte le persone in Italia vogliono. Se pensiamo che 59milioni100mila persone su 59milioni400mila abitano all’interno di una famiglia, ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando.

D. – Ha sottolineato: oggi, guardando la realtà, fare un figlio spaventa. Come si vince, questo?

R. – Chi fa un figlio diventa povero. In un Paese demograficamente morto, è il grande paradosso che stiamo vivendo. Il problema è che non lo dico io: lo dicono i dati statistici, lo dicono le ricerche sociologiche. E come si sconfigge, questo? Si sconfigge cercando di capire che oggi, fare un figlio conviene al Paese. Bisognerebbe considerare i figli un bene comune. I figli non sono un fatto privato, sono un bene comune. Se investiamo sui figli investiamo sul Paese, investiamo sul futuro di questo Paese che sta morendo. Lo scorso anno abbiamo raggiunto il picco storico minimo di nascite dall’unità d’Italia a oggi – 514 mila nuovi nati. Il dato ci dice che sono 12 mila in meno. Quest’anno ne sono nati 502 mila. Un dato preoccupante perché vuol dire che non vogliamo più starci, vuol dire che gli italiani hanno gettato la spugna e si sono rassegnati.

D. – Quindi, frontiere sono la demografia e una fisco più equo?

R. – Sicuramente il tema di un fisco più equo. La demografia la declinerei diversamente: cioè, non è una questione di fare più figli. In Italia basterebbe riuscire a realizzare i sogni del 92% dei giovani che chiedono, quando tra i 18 e i 29 anni si domanda loro cosa desiderano nella vita, di poter formare una famiglia, avere figli. Ecco, io credo che non sia una questione demografica: è una questione antropologica, umana; riuscire a dare risposte ai desideri delle persone. Stessa cosa per le donne: le donne chiedono non di fare 1,3 figli come avviene oggi, ma di farne 2. Eppure questo non può avvenire. Perché? Perché spesso non c’è conciliazione tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia, a volte addirittura devono nascondere le loro gravidanze sul posto di lavoro.

D. – La sua prima sfida quale sarà? Ha parlato di Quoziente familiare entro tre anni…

R. – Sicuramente la prima sfida è cercare di interpretare i bisogni di tutte le famiglie italiane; poi cercare di realizzare – magari non tutto insieme, ma a scaglioni – il quoziente familiare, il fattore famiglia – chiamatelo come volete: insomma, una fiscalità più equa per le famiglie. Perché oggi non è più una questione di aiuti alle famiglie; è una questione di giustizia sociale.

D. – Parlando del Forum ha sottolineato: “Non si deve preoccupare solo di difendere, di rispondere alle provocazioni e alle sollecitazioni del mondo”. Che farà il Forum, adesso?

R. – Il Forum cercherà di incontrare e di ascoltare tutte le difficoltà, di pronunciarsi su tutti gli aspetti che riguardano la famiglia: i disabili, le donne, la maternità in particolar modo, i giovani, il tema dell’immigrazione … Cercheremo di ascoltare e dare risposte a tutte le fragilità che stanno all’interno della famiglia. Senza avere paura di incontrare o di parlare con persone che non la pensano come noi. L’Italia, oggi, ha bisogno di famiglia: questo è un dato di fatto, lo dicono tutti gli studi, lo dicono tutte le ricerche. Noi cercheremo di essere un pungolo per il governo, per tutti i governi che ci saranno, senza essere polemici – per carità! – ma cercando di far valere le nostre ragioni.

D. – Sarà ascoltato, il Forum?

R. – Il Forum ha un’importanza strategica per questo Paese, perché rappresenta circa quattro milioni di famiglie divise in circa 400 associazioni nazionali o locali, e se facciamo un calcolo di persone e non solo di famiglie raggiungiamo i 12 milioni di singole persone. Ecco, con questi numeri non possiamo accontentarci di essere convocati solamente ad alcuni tavoli, ma abbiamo la necessità di parlare con tutti, di dialogare con tutti e di cercare di far valere le ragioni di queste famiglie che chiedono semplicemente la possibilità di vivere: di vivere dignitosamente la loro vita.








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