2015-11-28 14:32:00

Un sacerdote: Papa è profeta di pace in un'Africa che brucia


Quello del Papa nella Repubblica Centrafricana sarà un “gesto profetico” di un “santo uomo” che ha il “coraggio” di venire di persona a parlare di pace in mezzo alla guerra: è l’opinione di padre Paulino Mondo, missionario comboniano, parroco della chiesa di Mbuya in Uganda. Al microfono dell’inviato, Filomeno Lopes, il sacerdote parla del cammino di preparazione compiuto dai giovani ugandesi che hanno incontrando Papa Francesco al “Kololo air strip” di Kampala:

R. – Abbiamo preparato bene i giovani, anche sulle Encicliche del Papa, l’“Evangelii Gaudium” e la “Laudato si’”, così che i giovani sappiano cosa pensa il Santo Padre. Abbiamo invitato tutti i giovani dell’Uganda a venire a Kololo: questa è una grande benedizione, perché ovunque vada il Santo Padre quando parla per i giovani e con i giovani è proprio un “nonno” che sta dando un suggerimento buono e vero. Tra l’altro, tanti dei martiri dell’Uganda erano giovani, alcuni avevano soltanto 13-14 anni e altri, come Carlo Lwanga, avevano soltanto 21 anni. I martiri dell’Uganda sono un modello vero, che dà sicurezza ai giovani ed insegna loro anche a prendere con serietà la vita nel mondo di oggi, che qualche volta fa confusione.

D. – Dopo l’Uganda, il Papa andrà nella Repubblica Centrafricana dove aprirà la Porta Santa per l’anno giubilare. Cosa rappresenta, secondo lei, questo gesto di Papa Francesco di iniziare nel continente africano, e in un luogo molto problematico in questo momento, un percorso sul tema della misericordia?

R. – Direi che il Santo Padre sta dando al mondo un segno profetico. Quando il Santo Padre sarà in Centrafrica, la sua sarà una presenza che potrà toccare tanti Paesi del mondo, in cui ci sono le guerre: Siria, Libano… Quando il Santo Padre sarà in Centrafrica, questo sarà un segno: sta dicendo “Guarda che Dio vuole la pace!”. Speriamo che quando il Santo Padre arriverà in Centrafrica anche i Boko Haram, che sono lì in Nigeria, sentiranno questa voce di un santo uomo… Come gli al-Shabaab che sono in Somalia, così come i Fratelli musulmani che sono in Egitto… C’è poi tanta confusione in Libia, in Mali… Quasi tutta l’Africa è in fiamme, sta bruciando. La presenza del Santo Padre, il significato dell’apertura della Porta della Misericordia sono segni di riconciliazione.

D. – Quali sono, secondo lei, le principali sfide che Papa Francesco trova oggi nel suo Paese?

R. – Qui, in Uganda, stanno distruggendo tutti i posti in cui c’era l’acqua, stanno costruendo case dappertutto… In Africa, le radici tradizionali stanno purtroppo sparendo. Il Santo Padre ci sta dicendo: guardate, in questo mondo siete passeggeri. Amatevi a vicenda. Se il Santo Padre ha il coraggio di andare dove c’è guerra, noi africani dobbiamo cominciare anche a essere ambasciatori di pace.








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