2015-11-30 08:37:00

Don Serretti: Misericordia lega in modo speciale Wojtyla e Bergoglio


“Occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza della necessità di render testimonianza alla misericordia di Dio”. E’ uno dei passaggi chiave dell’Enciclica Dives in Misericordia, che San Giovanni Paolo II firmava il 30 novembre di 35 anni fa. Su questo documento particolarmente attuale e su quanto la misericordia leghi Karol Wojtyla e Jorge Mario Bergoglio, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo don Massimo Serretti, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense:

R. – Il titolo stesso della Dives in Misericordia richiama il passaggio della Lettera di San Paolo agli Efesini in cui si parla di "Dio ricco di misericordia". Nel linguaggio di San Paolo Dio sta a significare il Padre, quindi il riferimento è al Padre. Infatti, il Padre è particolarmente legato con il mistero di questa virtù della Misericordia, perché il Padre è colui che dà la vita per definizione. E quindi nella vita, nel dar la vita, si dimostra il suo amore: l’amore e il dare la vita sono il cuore della Misericordia. Il punto che muove Giovanni Paolo II è la visione della dignità dell’uomo, quindi è una visione positiva a cui si associa poi per contrasto la visione del fatto che questa dignità è attentata, minacciata e quindi c’è una miseria, perché quando si parla di Misericordia c’è sempre di mezzo la miseria. Lui parla di una dignità sciupata, di una dignità perduta e quindi questo documento doveva servire ed è servito per invitare tutta la Chiesa in maniera rinnovata a portare la Misericordia, non la Misericordia propria, ma la Misericordia di un altro. Questo è il paradosso cristiano: il cristiano porta la Misericordia di un altro perché la propria non sarebbe sufficiente, infatti il cuore della miseria dell’uomo è il peccato. L’uomo stesso non può rispondere, non può sanare questa miseria dell’altro uomo. Per questo, l’invito di Giovanni Paolo II è a portare a tutti la Misericordia di Dio.

D. – “Misericordiosi come il Padre” è anche il motto del Giubileo. Come l’Enciclica di Giovanni Paolo II Dives in misericordia si lega con il Giubileo voluto da Papa Francesco che sta per iniziare?

R. – Il legame lo pone Papa Francesco stesso nella sua bolla di indizione, Misericordiae vultus, quando si rifa in maniera esplicita a questa Enciclica di San Giovanni Paolo II e la presenta come un testo, un insegnamento fondamentale. Riporta un’espressione di Giovanni Paolo II dove lui dice che questa testimonianza della Misericordia è dettata dall’amore verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano. E questa profonda compassione, questo profondo senso e necessità di sanare e sollevare l’umanità che cade, questo è un tratto che lega chiaramente questa enciclica all’Anno della Misericordia.

D. – Si può dire che la Misericordia è un anello che lega in modo speciale le figure e i Pontificati di Giovanni Paolo II e Francesco?

R. – Sicuramente. Passando attraverso Benedetto XVI, questi ultimi Pontefici che noi abbiamo conosciuto sono campioni da questo punto di vista della carità e della Misericordia. Di fronte, cioè, ad un mondo che diventa sempre più spietato, in cui non c’è più capacità di perdono, non c’è più capacità di accoglienza profonda dell’altro, questi uomini con sensibilità diverse ma con modalità che in realtà sono molto affini  - se si va a vedere la biografia, anche il tratto nascosto di questi Pontefici - ci si accorge che l’azione del raccogliere l’uomo nel suo punto di massima caduta, questa è un’azione che contraddistingue il Ministero di Pietro sicuramente in maniera particolare, distintiva, in questi ultimi Pontificati che abbiamo conosciuto.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.