Il viaggio del Papa in Centrafrica ridà nuova speranza al Paese. Avevano fatto previsioni catastrofiche, c’è stata solo tanta gioia: è questo il bilancio che mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, traccia della visita di Papa Francesco. Ascoltiamo il presule al microfono della nostra inviata Romilda Ferrauto:
R. – Je peux dire que je suis satisfait parce-que je suis un homme de foi : vous
avez vu que c’est …
Posso dire di essere soddisfatto, perché io sono un
uomo di fede e voi avete visto che è stato un uomo di fede quello che è venuto a incontrare
i nostri uomini di fede e così la nostra gioia è stata reciproca: tutti eravamo consapevoli
del fatto che questo popolo avesse bisogno di una rinascita. Un popolo abbandonato,
un popolo assassinato, un popolo dimenticato ha bisogno di un messaggio di speranza.
E il Santo Padre è venuto a portare questo messaggio di speranza, ha invitato i centrafricani
alla riconciliazione, ha invitato i centrafricani ad avere un cuore misericordioso,
ha invitato i centrafricani a perdonare, soprattutto a seminare per costruire un Paese
bellissimo che si chiama Centrafrica.
D. – Lei è stato sempre vicino al Papa, in tutto questo tempo. Che impressione ha avuto?
R. – J’ai trouvé un Pape simple, un Pape qui aime les pauvres, un Pape qui est
proche, il est solidaire …
Ho trovato in lui un Papa semplice, un Papa che ama
i poveri, un Papa vicino, solidale con la situazione: si preoccupa di quello che succede
qui e porta la speranza che un cambiamento sia possibile. Egli ci ha annunciato che
la nostra rinascita è vicina, auspica che tutti abbiamo fiducia e comprendiamo la
Parola di Dio per unire le nostre forze, per tenerci per mano e raccogliere la grande
sfida che ci aspetta, quella della riconciliazione, perché nel nostro Paese torni
a regnare l’unità: che siamo del Nord, dell’Est, dell’Ovest o musulmani, cristiani
e protestanti … siamo tutti centrafricani! Dobbiamo seminare e ricostruire il nostro
Paese.
D. – Ha avuto paura che all’ultimo minuto potesse rinunciare alla visita oppure è stato sempre fiducioso nei mesi della preparazione del viaggio?
R. – Moi j’ai été confiant, parce-que je sais que ce peuple et moi-même nous avons
demandé à ce que …
Io sono stato fiducioso, perché questo popolo e io
stesso avevamo chiesto al Papa di venire perché potesse dare un messaggio per toccare
i cuori. E il Santo Padre è venuto, con il suo messaggio e ci ha detto: “E’ necessario
accettare la penitenza”, e l’avete visto, egli stesso ha dato l’esempio confessando:
per tutta la notte i giovani hanno aperto i loro cuori per ricevere il perdono di
Dio. E avreste dovuto vedere l’esultanza, l’allegria che erano dipinte sui volti degli
uomini e delle donne che mi sono trovato accanto! Questo dimostra che c’era bisogno
di un soffio nuovo … E io ho sempre creduto che quest’uomo sarebbe venuto da noi:
è venuto, è ripartito, gloria a Dio!
D. – Il ricordo di un’immagine, di una frase …
R. – Ce que j’ai vu à la mosquée: le Pape a enlevé ses chaussures, il est allé
se recueillir, il s’était fait …
Quello che ho visto alla moschea: il Papa si è tolto
le scarpe, è andato a raccogliersi, si è fatto prossimo ai musulmani e ha detto: “Se
non fossi venuto qui, dai musulmani, mi sarebbe mancato qualcosa: una parte di noi
si trova nell’altro”. Questo è quello che ricorderò in modo particolare …
D. – Ovviamente, il Papa non è venuto con una bacchetta magica per risolvere tutti i problemi del Centrafrica; lei, però, ha fiducia – ci saranno le elezioni a breve – che la visita del Papa veramente possa scuotere le coscienze?
R. – Nous espérons que les Centrafricains vont avoir ce qu’on appelle «un sursaut
patriotique». …
Noi ci auguriamo che i centrafricani abbiano quello
che noi chiamiamo “un sussulto patriottico”. Abbiamo sofferto tanto. E’ giunto il
momento. C’è un tempo per la guerra e un tempo per la riconciliazione, un tempo di
rinascita. Si stanno avvicinando le elezioni: non possono essere tutti il presidente;
bisognerà fare dei sacrifici, accettare che l’uno o l’altro diventi presidente per
prendere in mano il destino della nostra Nazione e tutti dovranno aiutarlo in questo
compito. Un presidente che avrà il “consenso” non dovrà escludere le persone, ma riunirle.
E soprattutto dovrà avere a cuore la questione della riconciliazione. Noi siamo lacerati
e feriti … ma dovremo pensare a quelle ferite con il nostro impegno, con i risultati
che piano piano otterremo. Io ho molta fiducia nei centrafricani: l’hanno dimostrato!
Non c’è stato un colpo d’arma da fuoco, al PK5! Non c’è stato un colpo d’arma da fuoco
sulla piazza della Cattedrale! Era stata prevista l’apocalisse: non è successo niente.
Al suo posto, c’è stata la gioia …
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