2015-12-01 13:00:00

Don Andrea Santoro: incontro a Roma a 10 anni dalla morte


“La preghiera di don Andrea”, è questo il titolo dell’incontro che si è tenuto a Roma nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme in ricordo del sacerdote fidei donum ucciso nel 2006 in Turchia. Il prossimo 5 febbraio si ricorderanno i 10 anni dalla sua morte e proprio in quella occasione il cardinale vicario Agostino Vallini, presiederà una Messa a San Giovanni. Il servizio di Alessandro Filippelli:

“Un autentico pastore sulle orme di Cristo”. Con queste parole, il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, ha ricordato don Andrea Santoro, un uomo che ha speso la sua vita per il Vangelo prima nelle parrocchie di Roma, poi a Trabzon, in Turchia, nella Chiesa di Santa Maria, dove fu ucciso nel 2006. Il cardinale Beniamino Stella:

“Oltre alle parole resta il profilo spirituale di questo sacerdote, in questo aspetto profondo che è stato il suo rapporto con il Signore. Nel caso di un prete, il tema della preghiera ha sempre una forte individualità. Quindi, un sacerdote molto inserito in un dialogo profondo con il Signore, con cui ha discusso, ha negoziato - questa parola è proprio del Papa: il negoziare con il Signore – questa sua tappa finale della vita, il servizio in terra di missione, in quel tipo di missione che poi è stato anche di fatto la sua morte”.

E come un pastore lo ricorda anche la sorella, Maddalena Santoro:

“Don Andrea era un sacerdote fin nel midollo delle ossa. Lui si sentiva prete, si sentiva pastore, quindi voleva essere vicino al suo gregge, e diceva che il gregge non si abbandona, perché questo gregge faccia un cammino di fede. Questa forza di don Andrea nel sentirsi pastore mi ha colpito e colpisce tutti quelli che man mano leggono i suoi scritti. Trapela in ogni suo scritto - dal diario dell’’80, quando aveva appena 35 anni, fino alle lettere dalla Turchia, quando ne aveva 55 e 60, perché era stato cinque anni in Turchia - questa forza, quindi, che lo animava, questo ardore, questa sete di vivere da pastore”.

"Missione è esilio, missione è lasciare Gerusalemme per ritornarvi alla fine, missione è portare altrove la gloria di Dio. Missione è trapassare per un ritorno finale". Così scriveva il sacerdote romano nel diario dove raccolse impressioni e riflessioni del viaggio in Medio Oriente del 1980 cui sempre faceva riferimento quando gli veniva chiesto perché avesse scelto, nel 2000, di partire per la Turchia. Don Andrea, infatti, era fortemente convinto che in quelle zone, potessero ancora esservi segni visibili della presenza cristiana. A Trabzon, si occupò molto degli ultimi adoperandosi soprattutto nel promuovere il dialogo tra le religioni. Mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma:

“Io credo che iniziare questo nuovo anno pastorale o anche il Giubileo della Misericordia con l’attenzione a don Andrea come ponte di incontro tra le varie fedi, soprattutto oggi, dove sembra – si dice – ci sia quasi uno scontro tra religioni, e non è vero, credo che sia importante sottolinearlo. Don Andrea, infatti, è l’anello di congiunzione tra Dio e l’uomo in se stesso, ma anche Dio, l’uomo e gli altri uomini. Lui è stato questo anello di congiunzione tra il cristiano, discepolo di Cristo, il figlio di Abramo – che sono gli ebrei – e i figli di Abramo, che sono i musulmani”.

A mantenere vivo il ricordo del sacerdote romano c’è anche l’associazione “Don Andrea Santoro”, nata in sintonia con la diocesi di Roma e il vicariato Apostolico dell’Anatolia. Molte le finalità che si propone, tra cui raccogliere e curare suoi scritti; approfondire la sua spiritualità e i suoi pensieri e realizzare progetti per favorire lo sviluppo del dialogo interreligioso e interculturale sia in Italia che in Turchia.
 








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