2015-12-02 12:31:00

Il no alla 'teologia politica', ribadito dal Papa in Africa


"Mi sembra che, oltre alla denuncia delle situazioni che tengono nella povertà questi popoli, il viaggio di Francesco in Africa avesse anche l'obiettivo di portate avanti la lotta contro la 'teologia politica', cioè quella politicizzazione della religione che, dopo la caduta delle Torri Gemelle, è divenuto un tarlo ricorrente e pericolosissimo". Così, Massimo Borghesi, docente di filosofia morale all'Università di Perugia, rilegge alcuni momenti del recente primo viaggio del vescovo di Roma nel continente africano.

"Soprattutto dopo l'11 settembre - spiega Borghesi - Siamo entrati in una fase particolare in cui la religione viene utilizzata dalla politica per scopi spesso criminali e terribili. Mi sembra che il filo rosso che colleghi le tre nazioni visitate dal Papa in quest'occasione sia perciò proprio questa forte opposizione all'uso del nome di Dio per giustificare la violenza".    

"Il Papa - spiega ancora lo studioso - lo ha affermato in maniera chiarissima parlando alla Nunziatura di Nairobi, durante l'incontro ecumenico e interreligioso. Lo ha ribadito nella Moschea di Bangui, in Centrafrica, invitando i 'fratelli' musulmani a dire no all'odio in nome di Dio. Ma lo aveva, in qualche modo, affermato anche nello stadio di Nairobi, incontrando i giovani, quando, tirando fuori dalla tasca il Rosario e la 'Via Crucis', aveva spiegato di portare con sé la storia del 'fallimento' di Dio. Come dire: io porto con me un Dio che non si erge come potente che non vince con la potenza, ma vince attraverso la potenza dell'amore". "E da ultimo - spiega Borghesi - la sua critica alla 'teologia politica' è rintracciabile anche nelle parole pronunciate in Uganda per ricordare i martiri che non si concessero al re e dunque espressero la loro fedeltà a Dio proprio nell'opposizione al potere". 

"Dunque, davvero, tutte e tre le tappe dell'11° viaggio apostolico di Francesco sono state legate dalla ricorrente opposizione al connubio 'religione e potere', alla 'violenza in nome di Dio', al Dio che, in certe situazioni, invece di essere onorato viene bestemmiato". "In questo senso - conclude Borghesi - il Papa è stato un messaggero di pace efficacissimo perché ha ricreato tra musulmani e cristiani e tra gli stessi cristiani, un legame che non potrà essere facilmente dimenticato".








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