2015-12-04 09:11:00

Il Papa: riaffermare ruolo donna nella famiglia e nel lavoro


E’ necessario “affermare il ruolo insostituibile della donna nella famiglia e nell’educazione dei figli, come pure l’essenziale contributo delle donne lavoratrici alla edificazione di strutture economiche e politiche ricche di umanità”: è quanto afferma Papa Francesco in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione del Seminario internazionale di studio promosso a Roma dal Pontificio Consiglio per i Laici sul tema “Donne e lavoro”. Il Pontefice  invita a individuare “concreti suggerimenti e modelli positivi per armonizzare impegni lavorativi ed esigenze familiari”, nel contesto dell’odierna dicotomia tra la vita della famiglia e l’organizzazione del lavoro. Ad introdurre i lavori è il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del dicastero vaticano per i laici. “Oggi – afferma un comunicato del dicastero - è necessario affermare un duplice riconoscimento sul ruolo che la donna ricopre nella vita pubblica, per l’edificazione di strutture più ricche di umanità, e nella vita familiare, per il benessere della famiglia stessa e per l’educazione dei figli”. Intento del simposio è anche "quello di analizzare e considerare vie d’uscita a quell’aut-aut in cui moltissime donne di oggi incappano, e di proporre soluzioni innovative verso un et-et, che permettano di coniugare impegni lavorativi e familiari. Si considereranno proposte per una più reale valorizzazione del lavoro femminile, che superino le discriminazioni di cui le lavoratrici sono ancora oggetto – come la penalizzazione della maternità e la disuguaglianza di stipendio. Si valuterà, inoltre, come porre in luce l’insostituibile servizio che solo il genio femminile sa rendere al genere umano, per la crescita di ogni individuo e per la costruzione della società”. Con questo Seminario, “il Pontificio Consiglio per i Laici desidera celebrare il ventesimo anniversario della pubblicazione della Lettera alle donne di Papa Giovanni Paolo II, nella quale il Santo Pontefice ebbe a manifestare sentimenti di viva gratitudine e di apprezzamento da parte della Chiesa nei confronti delle donne impegnate in attività professionali. A loro, infatti, si rivolse esplicitamente affermando: «Grazie a te, donna-lavoratrice! (...) per l'indispensabile contributo che dai (…) alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità»”. Il Seminario affronta anche la questione della teoria gender e i suoi paradossi. L’incontro raduna autorevoli relatori di nove Paesi, e saranno previsti ampi spazi di dibattito per permettere la compartecipazione ai lavori di tutti i presenti. Parità salariale sul posto di lavoro e tutela della maternità sono due degli aspetti più evidenti della discriminazione che le donne subiscono in ambito lavorativo, tanto che lo stesso Papa Francesco li ha denunciati più volte. Ascoltiamo la sua voce nel servizio di Stefano Leszczynski:

“Sostenere con decisione il diritto all’uguale retribuzione per uguale lavoro; perché si dà per scontato che le donne devono guadagnare meno degli uomini? No! Hanno gli stessi diritti. La disparità è un puro scandalo!”.

Nel corso dell’Udienza Generale del 29 aprile scorso, Papa Francesco fa giungere ancora una volta la sua voce alle donne come potente sostegno alla costruzione di una nuova stagione dell’uguaglianza in ambiente lavorativo. A parlare della condizione della donna in ambito lavorativo e di ciò che si può fare per cambiare questa situazione, è il Pontificio Consiglio per i Laici che ha riunito degli esperti internazionali in un seminario in corso a Roma. Tra questi, la professoressa Giorgia Salatiello, docente di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma:

“Il problema di donne e lavoro possiamo definirlo un problema di portata antropologica; ed è proprio per questo, per questa portata antropologica, che noi comprendiamo il coinvolgimento diretto della Chiesa. Non è una questione settoriale, ma è una questione che mette in discussione la vita concreta delle donne e degli uomini”.

Il tasso di occupazione delle donne è aumentato in maniera significativa nel corso dell’ultimo decennio, ma occorre migliorare la qualità dei posti di lavoro e delle politiche di conciliazione della vita privata e di quella professionale. Le donne sono sottorappresentate nei processi decisionali, sia nei parlamenti e nei governi nazionali sia nei consigli di direzione di grandi imprese. Ma se un cambiamento culturale stenta a modificare questo stato di cose, è possibile fare di più a livello istituzionale? Ancora la professoressa Salatiello:

“C’è un movimento circolare: un cambiamento culturale produce prima o poi di necessità un cambiamento istituzionale. E viceversa: un cambiamento istituzionale pian piano modifica anche la cultura. Quindi bisogna lavorare sui due fronti simultaneamente”. 

L’incontro si svolge a 20 anni dalla Lettera alle donne di Giovanni Paolo II. Ascoltiamo in proposito la dottoressa Isabelle Cassarà, officiale presso il Pontificio Consiglio per i Laici:

R. – Penso che il grande pregio di questa lettera venga proprio dal fatto che mentre da una parte il Papa conferma l’imprescindibile ruolo che la donna ha nella famiglia come madre, come moglie, nell’educazione dei figli, dall’altra dice anche la necessità di vedere la donna coinvolta nel mondo del lavoro e nella sfera pubblica in generale. Ma la grande attualità di questa Lettera, che è stata scritta vent’anni fa, è il fatto che già parlava dei grandi condizionamenti culturali che deve vivere la donna, che si trova ad essere lacerata. Da una parte, infatti, non vede riconosciuto socialmente il suo ruolo di madre e dall’altra ha delle discriminazioni innegabili nel mondo del lavoro per il fatto stesso di essere donna, peggio ancora se si è madri. C’è un paradosso in questo: Giovanni Paolo II diceva che il contributo che la donna può dare alla soluzione delle grandi questioni sociali viene da quel genio femminile che lui identificava nel “dono di sé”: la capacità della donna di dare la vita. Vorrei però richiamare, perché penso che sia importante, un documento che è stato scritto quasi dieci dopo questa Lettera da parte della Congregazione della Dottrina della Fede, a firma dell’allora cardinale Ratzinger, in cui si confermavano le parole di San Giovanni Paolo II, ma c’è un ulteriore passo esplicito. È vero che ciò che struttura profondamente l’identità femminile è questa sua capacità fisica di dare la vita. Ma questo non ci autorizza affatto a rinchiudere la donna solamente nel suo destino biologico. Non si può considerare la donna soltanto sotto il profilo della procreazione biologica. E credo che questo sia molto importante, perché, con una sorta di pregiudizio, si pensa che la Chiesa voglia le donne confinate in casa. E invece non è così.








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