2015-12-09 16:55:00

Giubileo, la misericordia non è un valore ma una relazione


"E' un modo di mettersi in relazione la misericordia. E’ vero che siamo sotto attacco su tanti fronti ma l’atteggiamento a cui il Papa ci invita è non contrapporre valori a valori ma assumere l’apertura del cuore". Chiara Giaccardi, ordinario di Sociologia e Antropologia dei Media all'Università del Sacro Cuore (Milano) commenta l'apertura della Porta Santa a S. Pietro: "La valenza bella del simbolo della porta è che se ci lasciamo toccare potremo avere una relazione diversa col mondo senza affinare le armi dei nostri valori per combattere i valori dei nemici. Non è un gesto di magnanimità la misericordia, di chi si sente forte e può permettersi il lusso di essere benevolo. E’ un gesto molto impegnativo, tant'è che il Papa si è messo a rischio andando in Africa e anticipando là l'inizio del Giubileo". 

All'Angelus della Solennità dell'Immacolata Concezione Papa Francesco ha chiesto di imitare Maria nei suoi sì quotidiani: "Questi sono possibili - sottolinea Giaccardi - se abbiamo detto un sì grande all’inizio, che sai ti cambia la vita ma non sai come te la cambierà. Non lo farà secondo i tuoi progetti ma sai che te la stravolgerà in un modo che non puoi nemmeno immaginare. Noi dobbiamo sentirci dunque grembo di un invito che richiede un affidamento, non un controllo. Oggi lo abbiamo disimparato: prima di fare un passo vogliamo avere tutte le sicurezze e le garanzie. Il sì di Maria è estremamente liberante rispetto alle certezze che peraltro non saranno mai abbastanza. L'esperienza di una Chiesa coraggiosa è quella a cui siamo invitati, tutt’altro che il buonismo consolatorio". 

"Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano", così si è conclusa l'omelia della Messa di apertura del GiubileoIl biblista don Matteo Crimella (Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale - Pontificia Università Urbaniana) spiega che la parabola del buon samaritano è raccontata da Gesù non perché ci si identifichi con colui che offre l'aiuto ma al contrario con il ferito. Non tanto per fare quella esperienza, che è data a qualcuno, ma perché solo entrando nella pelle di un uomo che è stato spogliato, battuto, ridotto in fin di vita e che è stato salvato è possibile capire cosa è la misericordia. Se noi puntiamo l’attenzione sull’esemplarità del buon samaritano non ne usciamo perché essa pone un problema: 'come posso fare io che non ho la forza di agire così, non ho le motivazioni?'. Sarebbe una lettura moralistica. Se invece la leggiamo attraverso gli occhi del fallito, noi tutti allora ci rendiamo conto che siamo vivi perché qualcuno si è preso cura di noi, e con questo qualcuno abbiamo un debito".








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