2015-12-10 14:37:00

Koch: documento dialogo con ebrei è stimolo a proseguire


Una pietra miliare nei rapporti tra cattolici ed ebrei. Così in sintesi è stato definito il documento pubblicato dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo dai partecipanti alla conferenza stampa di presentazione in Vaticano. Presenti tra gli altri il rabbino David Rosen e il cardinale Kurt Koch: per entrambi il testo non è un punto di  arrivo, ma uno stimolo a proseguire. Paolo Ondarza:

Un documento esplicitamente teologico per approfondire il dialogo ebraico cattolico, particolarmente importante per Papa Francesco, così il cardinale Kurt Koch, presidente della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, parla del testo presentato esprimendo gratitudine per lo sforzo compiuto da entrambe le parti a favore del dialogo e nel contempo evidenziando come molte questioni restino aperte, richiedano ulteriore studio. Dunque il documento, formulato da una prospettiva cattolica, non è un punto conclusivo, ma uno stimolo a proseguire. Negli anni – constata il porporato citando Papa Francesco  – “da nemici ed estranei siamo diventati amici e fratelli”, “il cristianesimo – spiega – deriva dall’ebraismo” e obiettivo del dialogo è la lotta contro ogni forma di antisemitismo. Ma quale deve essere l’atteggiamento dei cristiani sulla questione dell’evangelizzazione in relazione agli ebrei? Lo spiega il cardinale Kurt Koch:

“La Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei. Fermo restando questo rifiuto - per principio - di una missione istituzionale diretta agli ebrei, i cristiani sono chiamati a rendere testimonianza della loro fede in Gesù Cristo anche davanti agli ebrei; devono farlo però con umiltà e sensibilità, riconoscendo che gli ebrei sono portatori della Parola di Dio e tenendo presente la grande tragedia della Shoah”.

Anche il rabbino David Rosen ha parlato di una ritrovata fraternità tra cattolici ed ebrei, evidenziato la lunga strada nella riconciliazione percorsa negli ultimi cinquant’anni e definendo il documento una pietra miliare in questo percorso. Tuttavia  – ha detto Rosen - in esso manca il riferimento - necessario per  una piena comprensione dell’ebraismo - alla centralità che la Terra di Israele occupa nella vita religiosa, passate e presente, degli ebrei. Il rabbino ricorda con apprezzamento l’iniziativa di preghiera in Vaticano organizzata dal Papa  e rimarca il ruolo importante della Chiesa nella costruzione della pace in Medio Oriente, evidenziando come a volte i gesti valgano più di tanti testi scritti. A proposito del documento dei 25 rabbini ortodossi appena pubblicato per il 50.mo della Nostra aetate, Rosen, pur rimarcando la pluralità di vedute all’interno della comunità ebraica, commenta con favore che in esso il cristianesimo non viene definito né come un incidente né come un errore, ma un dono di Dio per affrontare le sfide morali della nostra epoca.

Da parte sua Edward Kessler, founder director del Woolf Institute di Cambridge, ha posto l’accento sulla necessità di confutare la controversa  “teologia della sostituzione” secondo la quale i cristiani sarebbero subentrati agli ebrei nei favori di Dio. Tra i temi "difficili" che però non hanno intralciato il dialogo il cardianle Koch ha citato la questione della preghiera nel rito latino del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei. Secondo il porporato essa non è ben compresa:

“Il contenuto centrale è la preghiera escatologica alla fine del tempo. Ma è stato male interpretato come un appello alla trasmissione storica contro gli ebrei”.

Sulla figura di Pio XII e la sua beatificazione il cardinale Kock non ha escluso la volontà del Papa di aprire gli archivi vaticani:

“Per quanto riguarda la Beatificazione di Pio XII, questa è una questione, una cosa interna alla Chiesa cattolica. D’altra parte, è chiaro che la Chiesa cattolica vuole essere cauta e non danneggiare il dialogo tra ebrei e cattolici”:

Infine, sulla validità anche per i nostri giorni dell’espressione “ebrei–fratelli maggiori” usata da San Giovanni Paolo II, il rabbino Rosen ha detto di preferire quella di “genitori” pur attribuendo alle parole di Papa Wojtyla una “ricchezza enorme”.








All the contents on this site are copyrighted ©.