2015-12-10 13:30:00

Onu: in un anno e mezzo 9 mila morti nel conflitto ucraino


Il conflitto in Ucraina sta assumendo proporzioni drammatiche. Secondo un rapporto Onu, dall’aprile del 2014 si contano oltre 9 mila morti e quasi 21 mila feriti. Le cifre riguardano sia civili che unità combattenti e dimostrano come la crisi, in piena Europa, non possa passare in secondo piano, sia pure di fronte alla gravità dell’emergenza terrorismo causata dall’Is. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:

R. – Il rapporto della missione Onu segnala che per fortuna – almeno quello – c’è anche un forte calo nelle ostilità. Però certamente il problema dell’Ucraina rischia di incancrenirsi nel cuore dell’Europa e di aprire una ferita di giorno in giorno sempre più difficile da guarire.

D. – Secondo te è lecito considerare come alleata la Russia nella lotta all’Is e invece antagonista nella crisi ucraina?

R. – La crisi ucraina andrebbe considerata in una prospettiva più ampia. Comincia nel momento in cui si rompe un equilibrio in Europa con l’installazione del cosiddetto "scudo stellare" in Polonia e Repubblica Ceca; quello fu un atto ostile che ruppe un equilibrio che durava da molti anni: da quando era iniziato il processo di disarmo nucleare. La crisi dell’Ucraina è stata resa poi più aspra dalla reazione militare russa, che non ha potuto tollerare di trovarsi in uno stato di inferiorità strategica in Europa e, per di più, con l’Ucraina, Paese decisivo per i suoi commerci di gas e petrolio, di fatto sotto tutela americana. In questo scontro tra Usa e Russia, l’Europa fa la figura del vaso di coccio, di quella che deve appoggiare la politica americana, sopportarne in buona parte costi, e perdere comunque un riferimento strategico, che era quello della Russia per questioni economiche. Bisogna vedere se l’Europa ha una convenienza in questo oppure no. Personalmente penso che a lungo termine non abbia una convenienza.

D. – Quindi, come dicono in molti, sarebbe il caso di ammorbidire le sanzioni a Mosca?

R. – Non è un mistero per nessuno che in molti Paesi d’Europa la questione delle sanzioni alla Russia venga digerita politicamente, ma non sia assolutamente gradita e considerata anche poco convincente. Che cosa si debba fare con la Russia a questo punto è molto difficile dirlo, perché sono ormai anni che su ogni fronte si applica una politica di esclusione della Russia dal contesto internazionale. Stiamo cercando di trasformarla in uno Stato canaglia. Questo è strategicamente un grosso errore. Forse può convenire agli Stati Uniti, ma non conviene a nessun altro e lo si vede anche, per esempio, sul fronte mediorientale, perché la Russia in Siria forse segue un’agenda fatta dai suoi interessi strategici esclusivi, però è anche vero che l’agenda occidentale finora non ha prodotto altro che l’espansione dell’Is. Quindi sarebbe molto meglio cercare di trovare una diversa composizione dei diversi interessi. Avere interessi diversi è legittimo, farli deflagrare così secondo me è un errore da parte di tutti.








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