2015-12-11 14:00:00

Terra Santa: a Cremisan confisca di terre e ulivi sradicati


Sono passati cinque mesi da quando la terra nella zona di Beir Onah, accanto al monastero di Cremisan, è stata confiscata dallo Stato di Israele. Ad agosto, i bulldozer hanno sradicato 50 ulivi di oltre 1500 anni per continuare la costruzione del Muro di separazione. Un resoconto degli ultimi sviluppi del “caso Cremisan”, connesso alla costruzione del muro di separazione imposto dalle autorità israeliane e costruito in buona parte su terre palestinesi, è stato diffuso dai media ufficiali del Patriarcato latino di Gerusalemme. Alla vicenda fa riferimento anche padre Aktham Hijazin, parroco di Beit Jala, nella lettera di Natale diffusa tra i suoi parrocchiani.

L'esercito israeliano vieta la raccolta delle olive e sradica gli ulivi secolari
In questi ultimi tre mesi - si legge tra l'altro nel resoconto ripreso dall'agenzia Fides - sono state sospese sia le manifestazioni di protesta, sia la recita del Rosario e le celebrazioni liturgiche che si svolgevano ogni settimana nei pressi del Muro di separazione, a causa della violenza e delle tensioni in Terra Santa e per garantire la sicurezza delle persone. Lo scorso ottobre, le forze di difesa israeliane hanno proibito agli agricoltori e ai contadini nella regione di Beir Onah la raccolta delle olive, applicando all'area la definizione di “zona militare chiusa”, mentre i bulldozer israeliani hanno continuato lo sradicamento degli ulivi.

L’amore è la via della pace tra palestinesi e israeliani
Nella sua lettera di Natale, padre Hijazin afferma che i proprietari terrieri di Beir Onah e quelli che vivono la stessa situazione di Beit Jala versano in una situazione disperata. Ribadisce che lo sradicamento degli olivi e la confisca delle terre impediscono ai proprietari di accedere alle loro proprietà, e che occorre fare ogni tentativo possibile per fermare con mezzi legali la costruzione del muro di separazione, che serve a “acquisire più territorio e non serve per la sicurezza di Israele”. Quest’anno – scrive nella sua lettera il parroco latino di Beit Jala - il mio messaggio per il Natale è quello di cercare l’amore e la misericordia. L’amore di Dio e la Salvezza. Chiedo alle persone di amarsi, perché l’amore è la via della pace tra palestinesi e israeliani”. (G.V.)








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