Nel pomeriggio del 7 dicembre Papa Francesco ha firmato un documento, Rescritto ex audientia, sul compimento e l’osservanza della nuova legge del processo matrimoniale. Il documento è stato pubblicato ieri dalla Sala Stampa vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“L’entrata in vigore – in felice coincidenza con l’apertura del Giubileo della Misericordia – delle Lettere apostoliche in forma di Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus del 15 agosto 2015, scrive Papa Francesco, “date per attuare la giustizia e la misericordia sulla verità del vincolo di quanti hanno sperimentato il fallimento matrimoniale, pone, fra l’altro, l’esigenza di armonizzare la rinnovata procedura nei processi matrimoniali con le Norme proprie della Rota Romana, in attesa della loro riforma”.
Chiesa esprime prossimità a famiglie ferite
Il Sinodo dei Vescovi, recentemente concluso, prosegue il Papa, “ha espresso una forte
esortazione alla Chiesa affinché si chini verso ‘i suoi figli più fragili, segnati
dall’amore ferito e smarriti’, ai quali occorre ridonare fiducia e speranza”. “Le
leggi che ora entrano in vigore – si legge nel Rescritto – vogliono proprio manifestare
la prossimità della Chiesa alle famiglie ferite, desiderando che la moltitudine
di coloro che vivono il dramma del fallimento coniugale sia raggiunta dall’opera risanatrice
di Cristo, attraverso le strutture ecclesiastiche, nell’auspicio che essi si scoprano
nuovi missionari della misericordia di Dio verso altri fratelli, a beneficio dell’istituto
familiare”. Il Papa riconosce alla Rota Romana, oltre al compito “ad essa proprio
di Appello ordinario della Sede Apostolica, anche quello di tutela dell’unità della
giurisprudenza (art. 126 § 1 Pastor Bonus) e di sussidio alla formazione
permanente degli operatori pastorali nei Tribunali delle Chiese locali”.
Gratuite le cause dinnanzi alla Rota Romana
Tra le nuove norme, sviluppate in 6 articoli, viene stabilito che “non si dà appello
contro le decisioni rotali in materia di nullità di sentenze o di decreti”, che dinanzi
alla Rota Romana “non è ammesso il ricorso per la Nova Causae Propositio
dopo che una delle parti ha contratto un nuovo matrimonio canonico, a meno che consti
manifestamente dell’ingiustizia della decisione”. Ancora, all’articolo 4, si stabilisce
che il decano della Rota Romana “ha la potestà di dispensare per grave causa dalle
Norme Rotali in materia processuale”. “Come sollecitato dai Patriarchi delle Chiese
Orientali – si legge ancora nel Rescritto – è rimessa ai tribunali territoriali la
competenza sulle cause iurium connesse con le cause matrimoniali sottoposte
al giudizio della Rota Romana in grado d’appello”. Infine, all’articolo 6, si stabilisce
che la “Rota Romana giudichi le cause secondo la gratuità evangelica, cioè
con patrocinio ex officio, salvo l’obbligo morale per i fedeli abbienti di
versare un’oblazione di giustizia a favore delle cause dei poveri”. Il Papa sottolinea
che tali leggi di riforma del processo matrimoniale “abrogano o derogano ogni legge
o norma contraria finora vigente, generale, particolare o speciale, eventualmente
anche approvata in forma specifica”, come il “motu proprio Qua Cura”.
Il Decano Pinto: riforma risponde a visione della Chiesa di Francesco
In un articolo sull’Osservatore Romano, il decano della Rota Romana, Pio Vito Pinto,
sottolinea che la riforma risponde alla visione ecclesiologica di Papa Francesco e
alle istanze espresse dai pastori al Sinodo sulla famiglia. “Il rescritto deciso da
Papa Francesco sulla riforma del processo matrimoniale”, scrive Pinto, “è perfettamente
coerente con la visione ecclesiologica propria del suo Pontificato” che guarda alla
Chiesa non come a “Chiesa dei perfetti” ma come alla “comunità dei fedeli che si riconoscono
ogni giorno peccatori e per questo bisognosi di conversione”. Nel Rescritto, prosegue,
il Papa ha voluto ribadire che “la legge è ormai promulgata ed esige l’osservanza”,
nella considerazione che una riforma di portata epocale come questa può incontrare
“comprensibili resistenze”. Ancora, il Decano rileva che il Rescritto di Francesco,
“come già allora per la promulgazione” del Codice di diritto canonico di Giovanni
Paolo II, “obbedisce alla lex suprema, che è la salus animarum,
di cui il Successore di Pietro è il primo maestro e servo”.
Nel Rescritto, scrive ancora Pinto, si evidenza la posizione della Rota Romana “come tribunale apostolico, che si è sempre distinto per la sapientia nelle sue decisioni giurisprudenziali, della quale è un’espressione il ritorno alla formula del dubbio generico” (nei tribunali inferiori rimane invece l’obbligo del dubbio specifico, come può essere per esempio l’esclusione della prole). E si manifesta, “nell’ottica della diaconia ecclesiale, la sollecitudine della giustizia nella duplice sacralità”. Da un lato, osserva il decano della Rota, “la difesa in sé della verità del vincolo matrimoniale, dall’altro il diritto del battezzato a ricevere dalla Chiesa la dichiarazione sollecita e gratuita di tale verità del vincolo stesso”.
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