Presso l'Istituto San Luigi dei francesi a Roma, si è tenuta ieri la Conferenza di mons. Paul-Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, sul tema "Una Terza Guerra mondiale frammentata? La diplomazia vaticana oggi". Al termine del suo intervento Antonino Galofaro ha chiesto a mons. Gallagher come rispondere agli ultimi eclatanti attentati di Parigi che sono una conseguenza di questa Terza Guerra mondiale e se non ci si sente impotenti di fronte a ciò che accade in Europa:
R. - C'est evident, face à la mort de beaucoup de personnes...
Certo, di fronte alla morte di molte persone e di questo tipo di terrorismo proviamo
un sentimento di impotenza, è vero; ma provare questo sentimento e restare paralizzati
è un’altra cosa. Credo che dobbiamo renderci conto della situazione e dobbiamo analizzare
cosa succede, perché succede e dobbiamo reagire in maniera cristiana, umana, in modo
da proporre soluzioni per alcuni problemi di sicurezza che i governi affrontano adesso.
Ma bisogna anche cercare di risolvere molti dei problemi che sono alla radice di questo
conflitto.
D. - Quando parliamo di una “Terza Guerra mondiale a pezzi” pensiamo soprattutto e innanzitutto alla Siria, all'Iraq, all’Arabia Saudita, agli Stati Uniti, all’Iran, agli attori regionali, alle grandi potenze… Come si inserisce il Vaticano in questi rapporti diplomatici e quale messaggio porta?
R. - Avant tout on parle de Troisième guerre mondiale parce que tous ces conflicts...
Innanzitutto parliamo di “Terza Guerra mondiale” perché tutti questi conflitti sono
complessi e interconnessi. E questo è il pericolo perché quello che accade oggi può
avere ripercussioni in Medio Oriente e viceversa. Come Santa Sede cerchiamo di continuare
il nostro lavoro diplomatico di impegno con la comunità internazionale, i nostri partner,
di lavorare con i pastori della Chiesa per proteggere le nostre comunità che sono
in difficoltà, in pericolo, e anche di promuovere il dialogo e la pace nel mondo e
cercare sempre una soluzione diplomatica e politica ai grandi conflitti del momento.
D. - I conflitti, che sono molto vari, come i conflitti in Africa e quello in Burundi, che lei conosce bene, rientrano in questa Terza Guerra mondiale? E come rispondere a queste problematiche molto diverse? Il Burundi non è il Centrafrica, dove il Papa è andato…
R. - Je crois que le danger du moment...
Credo che il pericolo del momento, se noi prendiamo la mappa del mondo e vediamo tutte
le regioni che sono in pericolo o che sono già in conflitto, vediamo che non è impossibile
collegare questi conflitti, e questo è il grande pericolo. Abbiamo visto Presidenti
in altre grandi guerre perdere il controllo della situazione ed esplodere… Questo
è quello che bisogna evitare e bisogna impegnarsi come fa la comunità internazionale,
che è molto impegnata per risolvere questi problemi in Siria, in Libia, e per tutto
quello che succede nelle regioni dei Grandi Laghi adesso.
D. - Una delle conseguenze di questi conflitti è anche l’immigrazione. Lo vediamo in Europa, ci sono molte discussioni tra i Paesi dell’Unione Europea… Il Vaticano accoglie simbolicamente delle famiglie; come spiega che i Paesi dell’Europa non riescono a mettersi d’accordo sull’accoglienza dei rifugiati e discutono di cifre….
R. - Comme j'avais dit plusieurs fois, les pays de l'Europe...
Come ho detto molte volte, i Paesi dell’Europa riflettono le loro società. Le loro
capacità di accogliere i migranti sono diverse, ci sono tradizioni differenti, ci
sono Paesi che hanno accolto per 50-60 anni, regolarmente, gruppi di migranti e di
rifugiati. Ci sono altri che non l’hanno fatto. Allora bisogna prendere in considerazione
queste cose ma bisogna allo stesso tempo cercare insieme una politica che l’Europa
sia capace di tracciare e di perseguire. Altrimenti potrebbe verificarsi in Europa
una situazione molto difficile a livello delle politiche domestiche dei Paesi e anche
della politica in generale dell’Unione.
All the contents on this site are copyrighted ©. |