2015-12-15 12:54:00

Mons. Gallagher: la Santa Sede promuove il dialogo e la pace


Presso l'Istituto San Luigi dei francesi a Roma, si è tenuta ieri la Conferenza di mons. Paul-Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, sul tema "Una Terza Guerra mondiale frammentata? La diplomazia vaticana oggi". Al termine del suo intervento Antonino Galofaro ha chiesto a mons. Gallagher come rispondere agli ultimi eclatanti attentati di Parigi che sono una conseguenza di questa Terza Guerra mondiale e se non ci si sente impotenti di fronte a ciò che accade in Europa:

R. - C'est evident, face à la mort de beaucoup de personnes...
Certo, di fronte alla morte di molte persone e di questo tipo di terrorismo proviamo un sentimento di impotenza, è vero; ma provare questo sentimento e restare paralizzati è un’altra cosa. Credo che dobbiamo renderci conto della situazione e dobbiamo analizzare cosa succede, perché succede e dobbiamo reagire in maniera cristiana, umana, in modo da proporre soluzioni per alcuni problemi di sicurezza che i governi affrontano adesso. Ma bisogna anche cercare di risolvere molti dei problemi che sono alla radice di questo conflitto.

D. - Quando parliamo di una “Terza Guerra mondiale a pezzi” pensiamo soprattutto e innanzitutto alla Siria, all'Iraq, all’Arabia Saudita, agli Stati Uniti, all’Iran, agli attori regionali, alle grandi potenze… Come si inserisce il Vaticano in questi rapporti diplomatici e quale messaggio porta?

R. - Avant tout on parle de Troisième guerre mondiale parce que tous ces conflicts...
Innanzitutto parliamo di “Terza Guerra mondiale” perché tutti questi conflitti sono complessi  e interconnessi. E questo è il pericolo perché quello che accade oggi può avere ripercussioni in Medio Oriente e viceversa. Come Santa Sede cerchiamo di continuare il nostro lavoro diplomatico di impegno con la comunità internazionale, i nostri partner, di lavorare con i pastori della Chiesa per proteggere le nostre comunità che sono in difficoltà, in pericolo, e anche di promuovere il dialogo e la pace nel mondo e cercare sempre una soluzione diplomatica e politica ai grandi conflitti del momento.

D. - I conflitti, che sono molto vari, come i conflitti in Africa e quello in Burundi, che lei conosce bene, rientrano in questa Terza Guerra mondiale? E come rispondere a queste problematiche molto diverse? Il Burundi non è il Centrafrica, dove il Papa è andato…

R. - Je crois que le danger du moment...
Credo che il pericolo del momento, se noi prendiamo la mappa del mondo e vediamo tutte le regioni che sono in pericolo o che sono già in conflitto, vediamo che non è impossibile collegare questi conflitti, e questo è il grande pericolo. Abbiamo visto Presidenti in altre grandi guerre perdere il controllo della situazione ed esplodere… Questo è quello che bisogna evitare e bisogna impegnarsi come fa la comunità internazionale, che è molto impegnata per risolvere questi problemi in Siria, in Libia, e per tutto quello che succede nelle regioni dei Grandi Laghi adesso.

D. - Una delle conseguenze di questi conflitti è anche l’immigrazione. Lo vediamo in Europa, ci sono molte discussioni tra i Paesi dell’Unione Europea… Il Vaticano accoglie simbolicamente delle famiglie; come spiega che i Paesi dell’Europa non riescono a mettersi d’accordo sull’accoglienza dei rifugiati e discutono di cifre….

R. - Comme j'avais dit plusieurs fois, les pays de l'Europe...
Come ho detto molte volte, i Paesi dell’Europa riflettono le loro società. Le loro capacità di accogliere i migranti sono diverse, ci sono tradizioni differenti, ci sono Paesi che hanno accolto per 50-60 anni, regolarmente, gruppi di migranti e di rifugiati. Ci sono altri che non l’hanno fatto. Allora bisogna prendere in considerazione queste cose ma bisogna allo stesso tempo cercare insieme una politica che l’Europa sia capace di tracciare e di perseguire. Altrimenti potrebbe verificarsi in Europa una situazione molto difficile a livello delle politiche domestiche dei Paesi e anche della politica in generale dell’Unione.








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