Fare un passo indietro sulla via della violenza ed uno in avanti sulla strada della pace: questo, in sintesi, l’appello congiunto lanciato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) e dalla Conferenze delle Chiese di tutta l’Africa (Aacc) per promuovere la riconciliazione in Burundi. Dallo scorso maggio, infatti, nel Paese africano si registrano violenze legate alle proteste contro la rielezione, per la terza volta consecutiva, del Presidente Nkurunziza, malgrado il limite di due mandati sancito nel 2000 dall'accordo di Arusha che mise fine a 12 anni di guerra civile.
In arrivo le forze di pace dell’Unione Africana
Proprio ieri, l'Unione Africana ha deciso l'invio nel Paese di una forza di pace di
5mila uomini per “prevenire il deterioramento della situazione della sicurezza”, mentre
pochi giorni fa, a Bujumbura, circa 90 persone sono rimaste uccise in scontri con
l’esercito, ed altri 150 uomini armati sono stati fermati dalla polizia, dopo aver
attaccato tre basi militari nei pressi della città.
Occorre leadership responsabile, che non sia complice di violenze
Una situazione che il Wcc e l’Aacc definiscono di “estrema tensione”, segnata da “violenze
brutali, attacchi mirati e grave oppressione”. Di qui, l’invito alla comunità internazionale
affinché “acceleri e rafforzi l’attuazione” di misure adeguate per risolvere la situazione,
ed una richiesta al governo di Bujumbura perché ponga fine alle violenze ed intraprenda
la via della pace. “Invochiamo una leadership responsabile – si legge nell’appello
congiunto – che non tolleri complicità nelle uccisioni e nelle altre forme di violenza
che prevalgono nel Paese”.
Appello al dialogo inclusivo e veritiero tra tutti i burundesi
Rivolgendosi, poi, direttamente al capo di Stato Nkurunziza, il Wcc e l’Aacc lo esortano
ad essere coerente con “la sua proclamata fede cristiana” e ad “agire con amore cristiano
e compassione”. In quest’ottica, si auspica “la fine delle uccisioni, degli attacchi
e delle sparizioni forzate” e si invoca “un dialogo inclusivo e veritiero tra i burundesi,
per trovare una soluzione condivisa, a livello nazionale, per la crisi attuale”.
Le Chiese locali lavorino insieme per la pace e la giustizia
Quanto alle Chiese del Burundi, i due organismi ecumenici sperano che esse possano
avere “la forza e la capacità di lavorare insieme per la pace, contro le violenze
e le divisioni, così da essere testimoni fedeli e punti di riferimento per un cammino
di giustizia e pace nel Paese”. Infine, in prossimità del Natale e della nascita di
Gesù Bambino, “Principe della pace”, il Wcc e l’Aacc pregano affinché “tutti coloro
che ora sostengono la violenza e la divisione in Burundi imparino a perseguire la
riconciliazione in questa nazione ferita”.
Già a novembre, l’appello di Papa Francesco alla riconciliazione
Da ricordare che anche Papa Francesco, nel suo recente viaggio in Africa, ha lanciato
un appello per la pace in Burundi: nel discorso consegnato al clero ed ai religiosi
dell’Uganda, incontrati il 28 novembre nella Cattedrale di St. Mary a Kampala, Francesco
esorta a non dimenticare tutti i popoli che “anelano” ad una vita nuova, al perdono
e alla pace, pensando alle “tante situazioni che preoccupano”, a partire dalle realtà
“più vicine”, come il Burundi percorso da sanguinose violenze. “Il Signore – scrive
il Pontefice - susciti nelle autorità e in tutta la società sentimenti e propositi
di dialogo e di collaborazione, di riconciliazione e di pace”. (I.P.)
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